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Farmacovigilanza, terapie anticrisi in gravidanza ed eventi avversi

Una nuova metanalisi ha stimato il rischio non attribuibile a condizioni cliniche di base

Le gravidanze in donne esposte a terapia con farmaci anticrisi (ASM) presentano un rischio aumentato di complicanze ostetriche e perinatali. È quanto emerso da una metanalisi apparsa su “Neurology” a prima firma di Alexander Berry-Noronha, dell’Università di Melbourne, in Australia.

Gli autori hanno selezionato nei principali database di letteratura medico-scientifica gli studi che includessero donne in gravidanza in trattamento con ASM per qualsiasi indicazione e donne in gravidanza non trattate, indagando sulle complicanze ostetriche e sulle complicanze fetali/neonatali distinte dalle malformazioni congenite e dall’alterazione dello sviluppo neurologico.

Nell’analisi finale sono stati inclusi 75 studi per un totale di 16.941.373 gravidanze o nati vivi (14.437.221 gravidanze con dati di esito materno e 14.938.972 nati vivi con dati di esito fetale/neonatale).

Rispetto alle gravidanze di donne non in terapia (con le stesse indicazioni ASM), le pazienti esposte agli ASM hanno avuto una maggiore probabilità di diversi esiti avversi, tra cui nascita pretermine (OR: 1,30; IC al 95%: 1,09-1,54), parto cesareo (OR: 1,43, IC al 95%: 1,13-1,81), diabete gestazionale (OR: 1,44; IC al 95%: 1,07-1,94), induzione del travaglio (OR: 1,46, IC al 95%: 1,15-1,86), preeclampsia (OR: 1,33; IC al 95%: 1,02-1,72), aborto spontaneo (OR: 1,42;  IC al 95%: 1,01-2,01) e perdita spontanea del feto (OR: 2,54; IC al 95%: 1,04-6,24).

Il confronto degli esiti tra le donne non trattate con le stesse indicazioni ASM e le donne non affette ha mostrato che alcune differenze (parto pretermine, taglio cesareo, diabete gestazionale e preeclampsia) erano in gran parte attribuibili alla condizione di base, in particolare all’epilessia. Le probabilità di aborto spontaneo, perdita spontanea del feto, taglio cesareo elettivo, punteggio APGAR a 5 minuti <7 e ricovero nell’unità di terapia intensiva neonatale erano significativamente maggiori nelle gravidanze esposte agli ASM rispetto a quelle non esposte in donne con le stesse indicazioni, ma non è stato possibile valutare il possibile effetto confondente delle differenze tra i gruppi nella gravità della malattia.

Le probabilità di un’età gestazionale ridotta variavano tra gli ASM, con segnali che indicavano un’associazione con clonazepam, oxcarbazepina, topiramato e zonisamide.

Secondo le conclusioni degli autori, quindi, anche se alcuni esiti avversi erano attribuibili alla condizione di base, in particolare all’epilessia, l’esposizione ad ASM sembra essere associata a rischi aggiuntivi.

 

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico