Ictus, per la prevenzione delle recidive meglio un approccio aggressivo
Nella riduzione dei livelli di colesterolo LDL per la prevenzione delle recidive di ictus con le terapie a base di statine, gli approcci più intensivi sembrano avere un profilo di rischio/beneficio migliore rispetto a quelle meno intensive, soprattutto per i pazienti con evidenza di aterosclerosi. È quanto emerge da uno studio pubblicato su “JAMA Neurology” da Meng Lee del Chang Gung Memorial Hospital di Taiwan e colleghi.
Gli autori hanno condotto una metanalisi di 11 studi clinici randomizzati, per complessivi 20.163 pazienti con pregresso ictus, di cui 13.518 (67,0%) di sesso maschile, con età media di 64,9 anni e follow-up medio di quattro anni.
I risultati aggregati hanno mostrato che le terapie più intensive a base di statine erano associate a un rischio ridotto di recidiva di ictus rispetto alle terapie meno intensive a base di statine per la riduzione delle LDL-C (rischio assoluto: 8,1% vs. 9,3%) e che il beneficio associato a queste terapie di riduzione delle LDL-C non era diverso tra le diverse strategie di riduzione delle LDL-C (statine vs. nessuna statina: RR: 0,90; più statine o ezetimibe vs. meno statine o ezetimibe: RR: 0,77; e inibitori della proproteina convertasi subtilisina/kexina di tipo 9 più statine vs. placebo più statine: RR, 0,90; p =0,42 per l’interazione).
Inoltre, le terapie a base di statine più intensive sono risultate associate a un rischio ridotto di eventi cardiovascolari maggiori, ma a un aumento del rischio di ictus emorragico, rispetto alle terapie meno intensive.
Infine, le terapie più intensive a base di statine sono risultate associate a un rischio ridotto di recidiva di ictus negli studi su pazienti con evidenza di aterosclerosi (RR: 0,79), ma non negli studi con la maggior parte dei pazienti senza evidenza di questa condizione (RR: 0,95; p = 0,04 per l’interazione), rispetto alle terapie meno intensive.