
Rischio di declino cognitivo dopo un primo attacco ischemico transitorio
Una volta controllati i fattori vascolari e demografici, l’attacco ischemico transitorio (TIA) potrebbe conferire un rischio indipendente di declino cognitivo? Al quesito ha cercato di dare risposta un nuovo studio pubblicato su “JAMA Neurology” da Victor Del Bene, dell’Università dell’Alabama a Birmigham, negli Stati Uniti, e colleghi. Si tratta di un’analisi di dati secondari dello studio Reasons for Geographic and Racial Differences in Stroke (REGARDS), una coorte basata sulla popolazione che segue 30.239 partecipanti bianchi e neri per eventi cerebrovascolari incidenti. Il setting consisteva in valutazioni cognitive telefoniche. I partecipanti erano individui con TIA e ictus di prima insorgenza e gruppi di controllo asintomatici della comunità con neuroimaging utilizzato per la valutazione.
I dati raccolti riguardavano misure di fluenza verbale e memoria somministrate ogni due anni. L’esito primario era un punteggio z standardizzato composito, mentre gli esiti secondari erano le prestazioni dei singoli test. Modelli di regressione segmentata aggiustati hanno caratterizzato la cognizione pre-evento e post-evento e il cambiamento cognitivo annuale.
Sono stati inclusi nello studio 356 individui con unico TIA pregresso (età media: 66,6 anni; di cui 188 donne) e 965 individui con unico ictus pregresso (età media di 66,8 anni; di cui 494 uomini). Un totale di 14.882 individui (età media di 63,2 anni; di cui 8439 donne) sono stati inclusi nel gruppo di controllo asintomatico.
Il punteggio composito cognitivo complessivo prima dell’evento indice era più basso nei gruppi ictus (-0,25; IC al 95%) rispetto a TIA (-0,05; IC al 95%; p= 0,005) e asintomatici (0; IC al 95%; p< 0,001). Dopo l’evento indice, il punteggio composito cognitivo del gruppo con ictus è diminuito significativamente (-0,14; IC al 95%) rispetto a quello del gruppo con TIA (0,01; IC al 95; p= 0,02) e dei controlli (-0,03; IC al 95%; p= 0,003). Il declino annuale dopo l’evento indice è stato più rapido (p= 0,001) nel gruppo con TIA (-0,05; IC al 95%) rispetto a quello dei controlli asintomatici (-0,02; IC al 95%) ma non diverso da quello del gruppo con ictus (-0,04; IC al 95%; p= 0,43).
Secondo quanto si legge nelle conclusioni dell’articolo, i risultati di questo studio di coorte suggeriscono che, nonostante la rapida risoluzione dei sintomi dell’ictus nel TIA, l’impatto è apparentemente sufficiente per essere associato a un declino cognitivo a lungo termine. Resta da chiarire se i meccanismi sottostanti siano dovuti a lesioni dirette o secondarie e/o all’interazione con fattori neurodegenerativi concomitanti.