
Emicrania, sicurezza cardiovascolare degli anticorpi monoclonali anti-CGRP
Valutata una coorte di anziani o adulti con disabilità affetti da emicrania e a rischio cardiovascolare
L’uso di anticorpi monoclonali (mAb) che hanno come bersaglio il peptide legato al gene della calcitonina (CGRP) o il suo recettore (mAb anti-CGRP) potrebbe portare a un aumento del rischio di patologie cardiovascolari (CVD) rispetto all’onabotulinumtoxinA in pazienti con emicrania ad alto rischio CVD?
Al quesito ha cercato di dare una risposta uno studio di coorte retrospettivo e sequenziale su un campione rappresentativo a livello nazionale di beneficiari dell’assistenza sanitaria statunitense Medicare di età pari o superiore a 18 anni affetti da emicrania che hanno iniziato una terapia con mAb anti-CGRP o onabotulinumtoxinA. Sono stati esclusi i soggetti che avevano una storia di infarto miocardico (IM), ictus, cefalea a grappolo, neoplasie maligne o di ricovero in hospice nel periodo di riferimento di un anno prima dell’inizio del trattamento. Lo stduio è stato pubblicato su Jama Neurology.
Per minimizzare i bias dovuti all’introduzione di nuovi farmaci e i bias temporali dovuti alla pandemia di COVID-19, sono state create cinque coorti, che rappresentavano intervalli di calendario sequenziali di 6 mesi basati sulla prescrizione iniziale o sulla data di utilizzo di anti-CGRP mAb o onabotulinumtoxinA.
L’esito primario era il tempo al primo IM o ictus. Gli esiti secondari includevano crisi ipertensive, rivascolarizzazione periferica e fenomeno di Raynaud.
Tra i 266.848 pazienti eleggibili con emicrania, 5.153 pazienti hanno iniziato il trattamento con mAb anti-CGRP (età media di 57,8 anni; per l’83,6% di sesso femminile) e 4.000 pazienti hanno iniziato il trattamento con onabotulinumtoxinA (età media di 61,9 anni; per l’83,8% di sesso femminile).
L’uso di mAb anti-CGRP non è risultato associato a un aumento del rischio di eventi cardiovascolari compositi (hazard ratio aggiustato [aHR]: 0,88; IC al 95%: 0,44-1,77), crisi ipertensive (aHR: 0,46; IC al 95%: 0,14-1,55), rivascolarizzazione periferica (aHR: 1,50; IC al 95%: 0,48-4,73) o fenomeno di Raynaud (aHR: 0,75; IC al 95%: 0,45-1,24) rispetto all’onabotulinumtoxinA. Le analisi di sottogruppo per fascia d’età e presenza di CVD non IMA o ictus conclamato hanno mostrato risultati simili.