
Dolore lombare acuto a componente neuropatica: nuove evidenze sull’efficacia di una combinazione fissa di Acetil-L-Carnitina e PEA
Un’integrazione a base di acetil-L-carnitina, palmitoiletanolamide e acido alfa-lipoico si è dimostrata efficace nel ridurre il dolore e il consumo di FANS in pazienti con trauma lombare recente
Le neuropatie periferiche di origine traumatica rappresentano condizioni di frequente riscontro nella pratica clinica, con un impatto importante sulla qualità della vita dei pazienti. Tali lesioni possono verificarsi per varie cause, tra cui incidenti automobilistici, cadute, infortuni sportivi e procedure mediche, che possono causare lo stiramento, lo schiacciamento o la compressione dei nervi, oppure il loro distacco dal midollo spinale. Da segnalare che danni significativi ai nervi possono emergere anche da traumi meno gravi.
Mentre per la gestione della componente nocicettiva del dolore si utilizzando comunemente FANS, paracetamolo e analgesici oppioidi, la componente neuropatica è generalmente gestita con gabapentinoidi (gabapentin, pregabalin) o alcuni antidepressivi (amitriptilina, duloxetina), il cui uso sul lungo periodo tuttavia è limitato da significativi effetti collaterali.
È proprio per rispondere a questa esigenza terapeutica che si stanno affacciando nuove strategie, orientate verso un approccio multimodale, con l’integrazione di composti neuroprotettivi.
Uno studio osservazionale, recentemente pubblicato sullo “European Journal of Neurology” e condotto presso l’Università di Verona, ha valutato l’efficacia di una combinazione fissa di acetil-L-carnitina (ALC), palmitoiletanolamide (PEA) e acido alfa-lipoico (ALA), arricchita con estratti di Boswellia serrata, vitamina E e vitamina B6. I ricercatori hanno arruolato 48 pazienti tra i 18 e i 65 anni, che avevano subito un trauma lombare da 4 a 6 settimane prima e presentavano una sintomatologia compatibile con dolore neuropatico, confermata da punteggi sulla scala Douleur Neuropathique 4 (DN4) superiori a 4. Tutti i partecipanti hanno assunto il supplemento nutraceutico una volta al giorno per otto settimane, continuando nel frattempo la terapia convenzionale (prevalentemente FANS).
Dall’analisi dei dati raccolti è emerso che, dopo otto settimane di trattamento, il dolore subiva una riduzione statisticamente significativa, misurata dai punteggi ottenuti sia sulla Neuropathic Pain Scale (NPS, da 36,8 ± 8,3 a 33,3 ± 4,7; p< 0,001) sia sulla scala analogica visiva (VAS, da 5,4 ± 1,2 a 3,3 ± 0,9; p< 0,001). Parallelamente, il consumo settimanale di FANS si è quasi dimezzato (da 11,4 ± 5,8 a 5,9 ± 4,1; p<0,001) passando da circa 11 a 6 dosi settimanali. Miglioramenti significativi sono stati riscontrati anche nella qualità della vita, valutata attraverso il questionario SF-36, in particolare nei domini legati alla salute fisica. Le dimensioni psicologiche, invece, sono rimaste pressoché invariate.
Gli autori hanno condotto anche una sottoanalisi per verificare se la gravità dei sintomi potesse influenzare l’efficacia del trattamento, considerando i pazienti con sintomi più severi (NPS> 37 al basale). In questo sottogruppo, i benefici clinici sono risultati ancora maggiori, con una più consistente riduzione del dolore (da 42,2 ± 4,8 a 36,6 ± 5,4 per il punteggio NPS da 5,2 ± 1,0 e 3,4 ± 0,9 per il punteggio VAS, VAS, rispettivamente a 4 e a 8 settimane), con una significatività statistica a partire dalla quarta settimana per entrambi i parametri. I benefici, inoltre, sono risultati accompagnati da un minore uso di FANS.
Alla base degli effetti osservati vi è una sinergia farmacologica ben documentata. La PEA agisce stabilizzando i mastociti e riducendo l’attivazione gliale, prevenendo così l’eccesso di rilascio di glutammato e lo sviluppo di ipersensibilità neuronale. L’ALC, dal canto suo, contribuisce alla rigenerazione nervosa modulando i recettori glutammatergici mGlu2 e favorendo la sintesi di acetilcolina, con potenziale effetto analgesico centrale. Infine, l’ALA, noto per la sua azione antiossidante, potenzia l’efficacia del trattamento completando il profilo neuroprotettivo del composto.
Nonostante la natura osservazionale dello studio e l’assenza di un gruppo di controllo, i dati raccolti suggeriscono che l’aggiunta di neuroprotettori a un trattamento convenzionale possa migliorare il controllo del dolore neuropatico post-traumatico, riducendo al contempo il ricorso ai farmaci antinfiammatori tradizionali. Questo approccio potrebbe rivelarsi particolarmente utile per prevenire l’evoluzione del dolore acuto in dolore cronico, che costituisce una sfida clinica rilevante per il sistema sanitario.
Secondo le conclusioni degli autori, dunque, l’utilizzo di una combinazione fissa di ALC, PEA e ALA, supportata da vitamine e fitocomplessi, nell’ottica di una terapia multimodale che integra molecole neuroprotettive, può diventare parte integrante di strategie globali di gestione del dolore.
Bibliografia
Cominacini M, Valenti MT, Braggio M et al. Unlocking Relief: Investigating the Impact of a Fixed Combination of Acetyl-L-Carnitine and Palmitoylethanolamide on Traumatic Acute Low Back Pain. European Journal of Neurology, 2025; 32:e70334


