Un approccio multidisciplinare per l’emicrania negli adolescenti
Tensione, ansia, senso di inadeguatezza e fatica ad adattarsi alle situazioni sociali: sono queste le condizioni che spesso accompagnano il manifestarsi delle cefalee, soprattutto dell’emicrania e delle forme di tipo tensivo. Ciò è vero in tutte le fasce di età dei pazienti, ma in particolar modo tra gli adolescenti, in cui la sintomatologia si manifesta in circa il 2% della popolazione.
È per questo che l’IRCCS Istituto neurologico Carlo Besta di Milano ogni lunedì offre un’attività clinica specifica dedicata ai più giovani.
L’obiettivo è fornire un inquadramento diagnostico adeguato, che tenga conto anche delle specificità di questi pazienti, ma anche una strategia terapeutica di tipo multidisciplinare: l’emicrania è un fenomeno bio-psico-sociale in cui aspetti di tipo biologico sono strettamente connessi ad aspetti di tipo psicoemotivo e anche sociale.
Licia Grazzi, responsabile SS Centro Cefalee – Neurologia 3 del Besta, spiega:
il sintomo cefalea è molto diffuso ed esprime un disagio spesso misconosciuto o sottovalutato, e noi clinici pensiamo che il farmaco sia la sola soluzione, ma in molti casi non è così. Accostare alle terapie farmacologiche approcci che modificano il comportamento può essere la mossa vincente. È quindi importante educare i giovani e le loro famiglie alla pazienza e a coltivare le proprie risorse interiori per superare un momento difficile. Affrontare il dolore è un elemento imprescindibile in un corretto progetto di terapia e può prevenire condizioni di malattia come cefalea ed emicrania.”
Fondamentale in questo contesto è incoraggiare corretti stili di vita.
“I clinici che si occupano dei pazienti con cefalea ed emicrania possono davvero fare prevenzione in questo ambito partendo da istruzioni semplici e che fanno parte di una strategia terapeutica. Spesso queste semplici accortezze possono favorire un miglioramento significativo in termini di frequenza e intensità del dolore riducendo l’utilizzo delle terapie farmacologiche che rimangono di grande aiuto per situazioni specifiche e di elevato impatto clinico”, conclude la dottoressa Grazzi.