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Giornata Mondiale dell’Alzheimer, la SIN chiede più impegno per la prevenzione

Intervenire sui fattori di rischio modificabili, a partire dall’infanzia e continuando per tutta la vita, potrebbe prevenire o ritardare di molti anni quasi la metà dei casi di demenza. Questo è il messaggio che arriva dalla Società Italiana di Neurologia in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer che si celebra il 21 di settembre e della riunione del G7 sulle demenze prevista ad Ancona l’8 di ottobre.

La SIN ricorda che sono sono stati recentemente individuati due nuovi fattori di rischio: valori elevati di lipoproteine ​​a bassa densità (LDL) o colesterolo “cattivo” nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata, che si aggiungono ai fattori di rischio precedentemente identificati dalla Lancet Commission nel 2020 (bassi livelli di istruzione, problemi di udito, ipertensione, fumo, obesità, depressione, inattività fisica, resistenza all’insuline e diabete, consumo eccessivo di alcol, traumi cranici, inquinamento atmosferico e isolamento sociale). Inoltre, devono essere tenuti in considerazione anche la contaminazione e sofisticazione degli alimenti, le alterazioni del microbiota intestinale e orale, i disturbi del sonno, le infezioni da HSV e probabilmente l’invecchiamento immunitario o immunosenescenza.

La SIN chiede ai governi e alla società di impegnarsi nell’affrontare i rischi della demenza nel corso della vita, sostenendo che una azione di promozione a favore della Prevenzione primaria e secondaria rappresenta la vera arma per vincere la sfida con le demenze, incrementando nello stesso tempo i sostegni socio-sanitari a favore dei malati e dei loro familiari.

Alessandro Padovani, Presidente della SIN, afferma:

per ridurre il rischio di Alzheimer può e deve essere fatto molto di più. Abbiamo prove convincenti del fatto che un’esposizione più lunga ai diversi fattori di rischio ha un effetto maggiore e che i rischi agiscono maggiormente nelle persone vulnerabili. Ecco perché è fondamentale incentivare gli sforzi preventivi verso coloro che ne hanno più bisogno, compresi coloro che vivono in aree a basso e medio reddito e nei gruppi socio-economicamente svantaggiati. È un compito che riguarda tutti e che deve mirare a ridurre le disuguaglianze di rischio rendendo gli stili di vita sani il più possibile raggiungibili per tutti”.

Maggiore supporto alle persone e incentivi per la ricerca

La SIN chiede anche un maggiore supporto per le persone affette da demenza e le loro famiglie, sottolineando l’importanza di fornire interventi di coping per i familiari che prestano assistenza e che sono a rischio di depressione e ansia, garantendo oltre ad agevolazioni e supporti economici, anche supporto emotivo, pianificazione per il futuro e informazioni sulle risorse mediche e socio-sanitarie.

Per la ricerca, la SIN chiede una maggiore integrazione tra le diverse Istituzioni nazionali e regionali al fine di accedere a finanziamenti Europei per incentivare la ricerca di base, traslazionale e epidemiologica nel nostro paese, già tra i primi al mondo per quanto riguarda gli studi su Alzheimer e Demenze.

Infine, la SIN richiama l’attenzione sul ruolo fondamentale che il cinema può svolgere nella sensibilizzazione e nella comprensione dell’Alzheimer. I film riescono a trasmettere l’impatto emotivo della malattia sia su chi ne è affetto, sia sui loro cari. Vedendo i protagonisti affrontare la progressiva perdita di memoria e identità, il pubblico sviluppa empatia, capendo in modo profondo come l’Alzheimer influisca sulla vita quotidiana. La SIN propone anche una lista di film, che raccontano la malattia e il suo impatto sulla vita delle persone.

Redazione

articolo a cura della redazione