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Demenza a corpi di Lewy, possibile effetto neuroprotettivo di alcuni farmaci per l’IPB

Gli uomini che assumono antagonisti dei recettori α-1 adrenergici, regolatori della glicolisi, potrebbero avere un ridotto rischio di sviluppare LDB

Gli uomini che assumono gli antagonisti dei recettori α-1 adrenergici terazosina, doxazosina e alfuzosina (Tz/Dz/Az) per il controllo dei sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna (IPB) sembrano avere un rischio minore di demenza a corpi di Lewy (LDB), secondo uno studio pubblicato su “Neurology” da Alexander Hart, dell’Università del Michigan di Ann Arbor, e colleghi.

Recenti evidenze da studi sperimentali e sull’uomo hanno suggerito un effetto neuroprotettivo nel Parkinson associato all’assunzione di queste molecole, e sulla base di queste osservazioni è stato condotto lo studio.

Gli autori hanno utilizzato un disegno di comparazione attiva per i nuovi utenti nel database Merative Marketscan per identificare gli uomini senza storia di LDB che avevano iniziato da poco la terapia con Tz/Dz/Az o con due farmaci di confronto. Questi ultimi erano altri farmaci comunemente usati per il trattamento dell’iperplasia prostatica benigna che non aumentano l’ATP: l’antagonista del recettore α-1 adrenergico tamsulosina o un inibitore della 5α-reduttasi (5ARI). Le coorti sono state abbinate per propensity score e in base alla durata del follow-up e sono state seguite prospetticamente per stimare il rischio di sviluppare DLB utilizzando la regressione dei rischi proporzionali di Cox.

Dai dati è emerso che gli uomini che avevano iniziato da poco la terapia con Tz/Dz/Az avevano un rischio inferiore di sviluppare DLB rispetto agli uomini abbinati che assumevano tamsulosina (N= 242.716, 728.256 anni-persona; hazard ratio [HR]: 0,60; IC al 95%: 0,50-0. 71) o 5ARI (N= 130.872, 399.316 anni-persona, HR: 0,73; IC al 95%: 0,57-0,93).

Invece, il rischio negli uomini che assumevano tamsulosina era simile a quello degli uomini che assumevano 5ARI (N= 159.596, 482.280 anni-persona, HR: 1,17; IC al 95%: 0,96-1,42).

I risultati si sono dimostrati robusti in diverse analisi di sensibilità. In aggiunta alle evidenze disponibili in letteratura, i risultati ottenuti suggeriscono che farmaci che agiscono come enhancer della glicolisi avrebbero un effetto neuroprotettivo nei confronti delle sinucleinopatie, sebbene siano necessari studi randomizzati per poter stabilire un’associazione causale.

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico