Alzheimer, più flavonoli nella dieta potrebbero avere un effetto protettivo
Un maggiore apporto dietetico di flavonoli è associato a un minor rischio di sviluppare demenza di Alzheimer. È quanto emerso da un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Neurology” da Thomas M. Holland dello University Medical Center di Chicago, negli Stati Uniti, e colleghi.
Si tratta di un’analisi preliminare dei dati raccolti nell’ambito del Memory and Aging Project (MAP), relativi a 921 pazienti istituzionalizzati, seguiti per circa sei anni da quando avevano in media 81 anni. Di questi, 220 hanno sviluppato demenza di Alzheimer nel corso del periodo di osservazione.
Dopo opportuni aggiustamenti per fattori di confondimento quali età, sesso, livello di scolarità, genotipo APOE-e4, abitudine alle attività fisiche e cognitive, la statistica ha rivelato che l’assunzione con la dieta di diversi tipi di questi composti fitochimici era inversamente associata alla demenza di Alzheimer, con un hazard ratio (HR) per il quinto e il primo quintile di assunzione di flavonoli totali pari a 0,52.
I dati disaggregati per i diversi flavonoli hanno mostrato inoltre differenti hazard ratio: 0,49 per il canferolo (contenuto in cavolo, fagioli, tè, spinaci e broccoli); 0,62 per la miricetina (presente nel tè) e per la isoramnetina (pere, olio d’oliva, vino e salsa di pomodoro). La quercetina, infine, contenuta in pomodoro, cavolo, mela e tè non è risultata associata ad alcuna diminuzione del rischio di demenza (HR, 0,69; IC 95%, 0,43–1,09).
“Sono necessarie ulteriori ricerche per avere ulteriori conferme, ma questi risultati sono promettenti”, ha dichiarato Holland in una nota. “Mangiare più frutta e verdura e bere più tè potrebbe essere un modo abbastanza economico e semplice per aiutare le persone a prevenire la demenza di Alzheimer; con l’aumento della popolazione anziana in tutto il mondo, qualsiasi diminuzione del numero di persone con questa malattia devastante, o addirittura ritardandola di qualche anno, potrebbe avere un enorme beneficio per la salute pubblica”.