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Cervello

Riconoscimento dei volti, individuata un’area nel polo temporale

Il polo dell’area temporale è sempre stato considerato un’area del cervello uniforme con funzioni complesse difficilmente differenziabili con precisione (1), ma uno studio appena pubblicato su PNAS dai ricercatori inglesi dell’università di Glasgow e belgi dell’università di Louvane diretti da Meike Ramon ha identificato al suo interno un’area adibita al riconoscimento dei volti e degli oggetti familiari (2).

Per un’adeguata interazione sociale dobbiamo prima poter riconoscere le persone che abbiamo di fronte: il mancato riconoscimento dei volti, la prosopagnosia, è stato a lungo studiato. Ne soffriva anche il compianto Luciano De Crescenzo che a prima vista faticava a riconoscere anche cari amici come la Laurito. Lui stesso raccontava che ad aiutarlo era soprattutto la sua voce (“Lucià, guarda che so io!”) che innescava in lui il recupero dei ricordi nell’archivio mnemonico dei volti attraverso la via acustica che bypassava quella visiva, bloccatasi per un lieve stroke.

Funzioni distinte

Per anni è stato ritenuto che la percezione dei volti familiari si basasse su un processo distinto dalla percezione di quelli non familiari.

Tuttavia, le aree cerebrali dedicate ai volti noti rispondono sia ai volti non familiari che a quelli familiari e non era chiaro se ci fossero altre aree coinvolte specificamente nell’elaborazione dei volti familiari.

In quest’ultimo studio anglo-belga è stata identificata un’area all’interno del polo temporale che risponde selettivamente ai volti familiari rispetto a scene, oggetti e volti non familiari. Correla inoltre le immagini di volti familiari a concetti astratti di persone familiari.

Rappresenta quindi un anello mancante nel sistema di elaborazione specifica del volto umano, integrando le informazioni visive sui volti con informazioni concettuali di ordine superiore sul prossimo (3).

Studi solo neuropsicologici

Secondo precedenti studi neuropsicologici quest’area collega i volti con le identità delle persone, ma non era ancora stata studiata con risonanza magnetica funzionale, mentre gli autori dello studio anglo-belga hanno evidenziato con fRNM che risponde spiccatamente alle immagini visive di volti familiari rispetto a volti, oggetti e scene non familiari. E non risponde solo alle immagini dei volti, ma anche a vari compiti cognitivi importanti come quelli semantici, di memoria episodica e di teoria della mente e potrebbe forse essere implicato anche nel riconoscimento uditivo della Laurito da parte di De Crescenzo.

Il suo profilo di risposta differisce da quello della vicina corteccia peririnale o entorinale che rispondeva specificamente ai volti, ma non ai compiti di cognizione sociale (4).

L’area temporale è infatti funzionalmente connessa a una rete distribuita nella corteccia associativa legata alla cognizione sociale, mentre la corteccia peririnale lo è alle aree della corteccia visiva ventrale che si focalizzano solo sul volto.

Prosopagnosia empatica

Una sottoforma descritta nel 2019 da israeliani e francesi è la prosopagnosia emotiva verificatasi durante la pandemia dove l’impiego della mascherina impediva che entro 300 millisecondi dalla vista di un volto si attivassero i neuroni dell’area fusiforme e dell’amigdala per il riconoscimento non tanto fisiognomico, quanto emotivo che si basa sulla vista delle aree attorno agli occhi e alla bocca e che aveva indicato come il senso di familiarità di un volto si attivi prima del riconoscimento identitario (5,6).

Bibliografia

  1. https://images.app.goo.gl/v3Vf6YAZKpRqCiM36
  2. https://doi.org/10.1073/pnas.2321346121
  3. https://doi.org/10.1111/nyas.14575
  4. https://www.treccani.it/enciclopedia/rappresentazione-e-attivazione-della-memoria-visiva_(Frontiere-della-Vita)/
  5. https://www.neurology.org/doi/10.1212/WNL.0000000000006806
  6. https://psycnet.apa.org/record/2017-44193-001
Cesare Peccarisi

Responsabile della Comunicazione Scientifica della Società Italiana di Neurologia