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Ictus, le temperature estreme contribuiscono all’eccesso di decessi

Le temperature estreme, sia fredde sia calde, sono associate a un aumento del rischio di morte per ictus ischemico ed emorragico. Poiché il cambiamento climatico continua ad esacerbare questi picchi di caldo o freddo sono necessarie strategie di intervento per mitigare l’impatto sulla mortalità per ictus, in particolare nei Paesi a basso reddito. È quanto si legge nelle conclusioni di uno studio apparso su “Stroke” a prima firma di Barrak Alahmad della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston, negli Stati Uniti.

Lo studio su cambiamento climatico e rischio di mortalità per ictus

Applicando un protocollo di analisi unificato, gli autori hanno condotto uno studio multinazionale sulla relazione tra temperature estreme e ictus, confrontando le associazioni temperatura-ictus con il prodotto interno lordo pro capite a livello nazionale e calcolando l’eccesso di decessi in ogni città attribuibile al 2,5% di giorni più caldi e più freddi in base alla distribuzione delle temperature di ogni città.

Sono stati raccolti dati per un totale di 3.443.969 ictus ischemici e 2.454.267 decessi per ictus emorragici in 522 città di 25 Paesi. Ogni mille decessi per ictus ischemico, si è calcolato che i giorni di freddo estremo e di caldo estremo hanno contribuito rispettivamente con 9,1 (IC al 95% empirica: 8,6-9,4) e 2,2 (IC al 95%: empirica, 1,9-2,4) decessi in eccesso.

Ogni mille decessi per ictus emorragico, i giorni di freddo estremo e caldo hanno contribuito rispettivamente con 11,2 (IC al 95% empirico: 10,9-11,4) e 0,7 (IC al 95% empirico: 0,5-0,8) decessi in eccesso.

Infine, si è riscontrato che i Paesi con un basso prodotto interno lordo pro-capite erano più a rischio di mortalità per ictus emorragico legato al caldo rispetto ai Paesi con un alto prodotto interno lordo pro capite (p= 0,02).

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico