Comorbilità e attività di malattia nella sclerosi multipla
Numerosi studi suggeriscono che le comorbilità peggiorano gli esiti clinicamente rilevanti nella sclerosi multipla (SM). Assai meno chiara è la correlazione tra le comorbilità con le misure dell’attività di malattia, come il tasso di ricaduta e l’accrescimento delle lesioni alla risonanza magnetica, importanti per i clinici e i ricercatori.
La questione è stata affrontata ora da uno studio pubblicato su “JAMA Neurology” da Amber Salter dell’Università del Texas a Dallas, negli Stati Uniti, e colleghi che ha valutato l’associazione tra comorbilità e attività di malattia negli studi clinici sulle terapie modificanti la malattia (DMT) in popolazioni con SM.
Si tratta di uno studio di coorte che ha utilizzato un approccio meta-analitico a due fasi su dati di singoli partecipanti provenienti da studi clinici di fase 3 di DMT per la SM con due anni di follow-up. Nello specifico, sono state valutate le singole comorbilità presenti al momento dell’arruolamento nello studio, tra cui ipertensione, iperlipidemia, malattie cardiovascolari funzionali, cardiopatie ischemiche, patologie cerebrovascolari e vascolari periferiche, diabete, tiroidite autoimmune e condizioni autoimmuni varie, emicrania, condizioni polmonari e cutanee, depressione, ansia e altri disturbi psichiatrici.
L’esito principale era l’evidenza di attività di malattia (EDA) in 2 anni di follow-up, definita come attività di ricaduta confermata, peggioramento della disabilità o nuove lesioni alla risonanza magnetica.
Sono stati inclusi 16.794 partecipanti con SM, per il 67,2% di sesso femminile, provenienti da 17 studi clinici. Nel corso dei due anni di follow-up, il 61,0% dei soggetti degli studi in pool ha manifestato EDA (IC 95%: 56,2%-66,3%; I2= 97,9%).
Dopo l’aggiustamento per fattori multipli, la presenza di tre o più comorbilità era associata a un aumento del rischio di EDA (hazard ratio aggiustato [AHR]: 1,14; IC 95%: 1,02-1,28) rispetto a nessuna comorbilità. Anche la presenza di due o più condizioni cardiometaboliche era associata a un aumento del rischio di EDA (AHR: 1,21; IC al 95%: 1,08-1,37) rispetto a nessuna comorbilità cardiometabolica. La presenza di un disturbo psichiatrico era associata a un aumento del rischio di EDA (AHR: 1,07; IC al 95%: 1,02-1,14).
Secondo le conclusioni degli autori, lo studio evidenzia come un maggior carico di comorbilità sia associato a esiti clinici peggiori nelle persone con SM, anche se le comorbilità possano potenzialmente essere un mediatore parziale di altri fattori prognostici negativi.