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Patologie neurodegenerative, i calciatori sarebbero esposti a un maggiore rischio

Secondo uno studio pubblicato su Lancet Public Health (1) i calciatori che hanno militato nella serie A svedese dal 1924 al 2019 avevano una maggior probabilità di sviluppare malattie neurodegenerative rispetto ai controlli della popolazione generale.

Demenze e malattia di Alzheimer

Lo studio, utilizzando i dati delle cartelle cliniche del sistema sanitario svedese, ha rilevato nei calciatori un rischio aumentato dell’1,6% di sviluppare malattia di Alzheimer e altre demenze.

Tali diagnosi riguardavano infatti l’8,9% dei calciatori (537 su 6.007) e il 6,2% (3.485 su 56.168) dei soggetti di controllo. In particolare l’aumento del rischio è stato riscontrato tra i giocatori di campo, ma non fra i portieri.

Lo studio conferma una precedente ricerca scozzese secondo cui nei calciatori il rischio risultava aumentato del 3,5% circa nel decennio in cui erano ancora in attività (2).

Malattia di Parkinson ed “effetto green”

Rispetto ai soggetti di controllo il rischio di malattia di Parkinson, altra nota patologia neurodegenerativa, era invece inferiore così come la mortalità complessiva, anche se per quest’ultima la differenza era minima (40 vs 42%). Il dato concorda con i risultati di un altro studio americano recentemente pubblicato su JAMA (3) secondo cui la malattia di Parkinson trae beneficio dal contatto green: la maggiore esposizione agli ambienti naturali riduce infatti il rischio di ospedalizzazione per questa malattia e il campo di pallone è verde per antonomasia.

Come ha recentemente sottolineato in occasione della Giornata mondiale per la malattia di Parkinson (11 aprile) il Presidente della Società Italiana di Neurologia, Professor Alfredo Berardelli dell’Università La Sapienza di Roma, gli ambienti naturali, come foreste, parchi, alberi stradali e fiumi, oltre a ridurre lo stress e rendere disponibili spazi per l’attività fisica e le interazioni sociali, sembrano avere una reale azione terapeutica.

Dati contrastanti sulla SLA

In controcorrente rispetto a precedenti ricerche (4) non è stato invece riscontrato un aumento significativo del rischio di malattia dei motoneuroni, a lungo chiamata la malattia dei calciatori per l’elevata prevalenza di sclerosi laterale amiotrofica (SLA) in questa particolare coorte dove il rischio è stato valutato fino a 6 volte maggiore.

La SLA, nota anche come morbo di Lou Gherig dal nome del famoso giocatore di baseball che ne fu colpito negli anni Trenta, nei Paesi industrializzati presenta un’incidenza che va da 1,2 a 4,0 casi per 100mila (5) ed è invece assai rara fra eschimesi e nativi indiani dell’Alaska (6).

BIBLIOGRAFIA

  1. BMJ 2023; 380: p641, http://dx.doi.org/10.1136/bmj.p641
  2. https://www.bmj.com/content/374/bmj.n1934
  3. JAMA Network Open. 2022;5(12):e2247664. doi:10.1001/jamanetworkopen.2022.47664
  4. http://dx.doi.org/10.1136/jnnp-2017-317724
  5. https://bjsm.bmj.com/content/48/2/159
  6. JAMA Neurol. 2013;70(4):476-480. doi:10.1001/jamaneurol.2013.929
Cesare Peccarisi

Responsabile della Comunicazione Scientifica della Società Italiana di Neurologia