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Demenze, l’impatto sulla mortalità della chirurgia per frattura d’anca negli anziani

Il risultato emerge da uno studio statunitense su anziani istituzionalizzati affetti da demenza in forma moderata-grave sottoposti a procedure interventistiche

Tra gli adulti che vivono in comunità affetti da demenza che sperimentano una frattura all’anca, il trattamento chirurgico rispetto a quello non chirurgico è associato a un minor rischio di mortalità, secondo i risultati di uno studio pubblicato su “JAMA Network Open”. Si tratta di un’analisi trasversale di popolazione dei dati statunitensi Medicare su partecipanti residenti in comunità con demenza e una richiesta di ricovero per frattura. L’esito primario era la mortalità entro 30, 90 e 180 giorni dopo trattamento chirurgico rispetto a quello non chirurgico per la frattura dell’anca. Gli esiti secondari consistevano in servizi selezionati di assistenza post-acuta.

Su 56.209 pazienti identificati con frattura dell’anca (per il 73,0% di sesso femminile, con età media di 86,4 anni), 33.142 (59,0%) sono stati trattati chirurgicamente e 23.067 (41,0%) non chirurgicamente. Tra i pazienti sottoposti a procedura interventistica, il 73,3% aveva una frattura della testa e del collo del femore e il 40,2% era affetto da demenza da moderata a grave (MSD). Tra i pazienti con MSD e frattura della testa e del collo del femore, la mortalità a 180 giorni è stata del 31,8% (trattamento chirurgico) rispetto al 45,7% (trattamento non chirurgico).

Per i pazienti con DMS trattati chirurgicamente rispetto a quelli non trattati chirurgicamente, l’odds ratio (OR) non aggiustato di mortalità a 180 giorni è risultato pari a 0,56 (p <0,001) e l’OR aggiustato pari a 0,59 (p <0,001).

Tra i pazienti con demenza lieve e frattura della testa e del collo del femore, la mortalità a 180 giorni è stata del 26,5% (trattamento chirurgico) rispetto al 34,9% (trattamento non chirurgico). Per i pazienti con demenza lieve trattati chirurgicamente rispetto a quelli non trattati per la frattura della testa e del collo del femore, l’OR non aggiustato di mortalità a 180 giorni era 0,67 (p <0,001) e l’OR aggiustato era 0,71 (p< 0,001).

Per i pazienti con frattura della testa e del collo del femore, non vi è stata alcuna differenza nel ricovero in una casa di cura entro 180 giorni se trattati chirurgicamente rispetto a quelli non chirurgici. Questi risultati possono essere di aiuto nell’orientare la scelta della terapia più appropriata in questa classe di pazienti, particolarmente fragili.

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico