Epilessia in Europa: una grande disomogeneità nell’acceso alle cure di qualità
Pubblicato il nuovo rapporto Headway sulla condizione dei soggetti affetti da epilessia in Europa
Disomogeneità nell’accesso alle cure, ritardi diagnostici, qualità delle terapie a volte scarsa. Non è incoraggiante il quadro dell’epilessia in Europa tracciato dal recente rapporto “Headway: A new roadmap for Brain Health – Focus Epilepsy” presentato da Ambrosetti e Angelini Pharma. L’iniziativa, lanciata all’inizio del 2022 intendeva analizzare le diverse esperienze europee nella gestione delle affezioni neurologiche e in particolare dell’epilessia, con l’obiettivo ultimo di ridurre il peso di questa condizione non solo sui servizi sanitari, ma anche nei diversi ambiti sociali.
Il primo dato che emerge con forza dai dati raccolti è che nel Vecchio Continente esiste una notevole variabilità di trattamento dell’epilessia, determinato da disparità socio-economiche e di urbanizzazione: basti pensare che in alcune aree risultano trattati nove pazienti su 10, mentre la media europea rimane ferma a quattro pazienti su 10.
Resta elevato anche l’impatto della malattia sulla vita sociale dei pazienti, il 51% dei quali ha riferito nella survey di sentirsi stigmatizzato, il 18% addirittura in modo grave. Il risultato è che un paziente epilettico su cinque tende a isolarsi socialmente per paura delle reazioni del prossimo alla vista di un’eventuale crisi epilettica in luogo pubblico.
Non poteva mancare un riferimento alla recente pandemia di COVID-19 e al suo impatto sulle prestazioni cliniche. A riguardo, si calcola che durante la fase pandemica il numero degli encefalogrammi si sia ridotto del 75%, rispetto al periodo pre-COVID. I pazienti hanno inoltre dichiarato, nel 30% dei casi, di aver sospeso i trattamenti ospedalieri.
Di grande rilevanza anche il problema del ritardo terapeutico spesso associato a veri e propri errori. Philippe Ryvlin, direttore del dipartimento di Neuroscienze cliniche dell’Ospedale universitario di Losanna, in Svizzera, ha dichiarato:
Le diagnosi errate riguardano il 20-30% dei pazienti affetti da epilessia e possono ritardare una gestione efficace di questa patologia, con conseguenze a lungo termine per la salute e il benessere dei pazienti e delle loro famiglie. Ciò sottolinea l’importanza cruciale della collaborazione paneuropea nella formazione e nella ricerca per aumentare lo standard di cura delle persone affette da epilessia”.