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Demenza, l’ipercolesterolemia familiare non aumenta il rischio

Il rischio di demenza non è più elevato della norma tra i pazienti con ipercolesterolemia familiare. È quanto emerso da uno studio prospettico di coorte pubblicato su “JAMA Network Open” da Liv Mundal dell’Ospedale universitario di Oslo, in Norvegia, e colleghi. I dati sono stati ricavati da un registro prospettico di individui con ipercolesterolemia familiare (N =3520) e individui di controllo (N =69.713) abbinati tra loro per età e sesso, reclutati rispettivamente dall’ospedale universitario di Oslo e dalla popolazione norvegese generale tra il 2008 e il 2018.

Le coorti di soggetti con ipercolesterolemia familiare e di controllo erano composte per il 47,1% e per il 47,0% da uomini, con un’età media di 51,8 e 51,7 anni, rispettivamente. Inoltre, il 6,3% e l’1,0% avevano malattia coronarica (p <0,001), il 2,3% e l’1,6% con ipertensione (p <0,001) e il 78,6% e il 10,1% con statine (p <0,001), rispettivamente.

In generale, la coorte di soggetti con ipercolesterolemia non è risultata associata a un aumento del rischio di demenza (hazard ratio: 0,93). Non è emerso alcun aumento del rischio di demenza rispetto ai soggetti di controllo neppure nella stratificazione per i diversi sottogruppi: donne (HR: 0,95), uomini (HR: 0,90), soggetti di età compresa tra 40 e 59 anni (HR: 1,17), tra 60 e 69 anni (HR: 1,04) e 70 anni e oltre (HR: 0,86).

Negativi anche i riscontri delle analisi statistiche quando i pazienti sono stati stratificati per tipo di demenza: l’ipercolesterolemia familiare non è risultata associata né al rischio di malattia di Alzheimer (HR: 1,12) né a quello di demenza vascolare (HR: 0,89). Questa tendenza è stata confermata anche quando i generi sono stati valutati separatamente.

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico