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fibrillazione atriale

Uso concomitante di SSRI e anticoagulanti orali nella fibrillazione atriale

Secondo uno studio, la combinazione aumenta il rischio di emorragia maggiore rispetto ai soli OAC

Tra i pazienti con fibrillazione atriale (FA), l’uso concomitante di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e anticoagulanti orali (OAC) aumenta il rischio di emorragie maggiori rispetto ai soli OAC, secondo una nuova ricerca pubblicata su “JAMA Network Open”.

Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono antidepressivi comunemente prescritti e associati a un piccolo aumento del rischio di emorragia maggiore. Tuttavia, il rischio di sanguinamento associato all’uso concomitante di SSRI e anticoagulanti orali non è stato ben caratterizzato. A questa lacuna ha cercato di porre rimedio questo studio caso-controllo nested, basato sulla popolazione, condotto da Alvi Rahman della McGill University di Montreal, in Canada, e colleghi su pazienti con FA che hanno iniziato l’assunzione di OAC.

I pazienti provenivano da circa 2.000 ambulatori generali del Regno Unito. L’esito principale era il rapporto di incidenza (IRR) di ospedalizzazione per emorragia o decesso per emorragia.

Sono stati analizzati 42.190 pazienti con emorragia maggiore, con età media di 74,2 anni; per il 59,8% uomini, abbinati a 1.156.641 controlli (età media: 74,2 anni; 59,8% uomini). L’uso concomitante di SSRI e OAC è stato associato a un aumento del rischio di emorragia maggiore rispetto ai soli OAC (IRR: 1,33; IC al 95%: 1,24-1,42). Il rischio ha raggiunto un picco durante i primi mesi di trattamento (primi 30 giorni di utilizzo: IRR, 1,74; IC al 95%, 1,37-2,22) e si è mantenuto fino a sei mesi. Il rischio non variava con l’età, il sesso, l’anamnesi di emorragia, la malattia renale cronica e la potenza degli SSRI. L’associazione era presente sia con l’uso concomitante di SSRI e OAC diretti rispetto al solo uso di OAC diretti (IRR: 1,25; IC al 95%: 1,12-1,40) sia con l’uso concomitante di SSRI e VKA (antagonisti della vitamina K) rispetto al solo uso di VKA (IRR: 1,36; IC al 95%: 1,25-1,47).

Secondo le conclusioni, lo studio suggerisce la necessità di un attento monitoraggio dei pazienti e la gestione dei fattori di rischio per emorragia, in particolare nei primi mesi di utilizzo.

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico