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laboratorio

L’espressione genica alterata nella sclerosi multipla

Scoperta da una ricerca italiana nei linfociti B e nei monociti

I linfociti B e i monociti dei soggetti affetti da sclerosi multipla sono portatori di diverse alterazioni a carico di geni regolati dall’interferone. È questa la scoperta descritta sulla rivista Journal of Autoimmunity da una collaborazione tra ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e l’Ospedale Sant’Andrea di Roma, sostenuta dalla Fondazione italiana sclerosi multipla (FISM).

“Studi svolti in precedenza avevano già individuato il ruolo significativo dei linfociti B nei meccanismi patogenetici della malattia: la nostra indagine si è spinta oltre e ha identificato anomalie nei linfociti B e nei monociti che alterano profondamente i processi in cui sono coinvolti gli interferoni”, ha sottolineato Eliana Marina Coccia dell’ISS, a capo del progetto multicentrico. Questi dati, se da un lato confermano l’importanza del trattamento delle forme recidivanti-remittenti e progressive della SM con anticorpi monoclonali diretti selettivamente contro i linfociti B, dall’altro aprono nuove prospettive verso cui indirizzare futuri sforzi per la messa a punto di terapie innovative centrate su questa popolazione linfocitaria”.

Gli autori sono arrivati a questo risultato dopo aver isolato sia i linfociti B sia i monociti da campioni di sangue periferico di soggetti affetti da sclerosi multipla senza trattamenti in corso e da soggetti di controllo appaiati per sesso ed età. Hanno poi analizzato in queste cellule i profili di espressione genica con l’ausilio del database Interferome, che raccoglie in modo sistematico tutti i geni regolati dagli interferoni descritti nella letteratura scientifica mondiale.

“L’identificazione selettiva nei linfociti B di alterazioni di alcune risposte anti-virali rende verosimile l’ipotesi in base a cui il virus di Epstein-Barr abbia un forte impatto, negli individui con SM, sul controllo della patologia”, ha aggiunto Martina Severa dell’ISS. “Questo virus è molto diffuso rimane latente proprio nei linfociti B della memoria per tutta la vita, e sembra aumentare il rischio di sviluppare malattie autoimmuni, tra cui la sclerosi multipla, in alcuni soggetti geneticamente predisposti”.

Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.