Due biomarcatori per la concussione cerebrale
I livelli di GFAP e di UCH-L1 aumentano entro 4 ore dalla lesione
I livelli sierici di proteina fibrillare acida della glia (GFAP) e di idrolasi dell’ubiquitina C-terminale (UCH-L1) sono risultati biomarcatori predittivi di pregressa concussione cerebrale in pazienti pediatrici e adulti con stato mentale normale dopo un trauma, secondo i risultati dello studio pubblicati su “BMJ Paediatrics Open” da Linda Papa, dell’Orlando Regional Medical Center, in Florida, e colleghi di altri istituti statunitensi. Nello specifico, la GFAP è risultata più utile dell’UCH-L1 nel rilevare commozione cerebrale, mentre, i livelli di UCH-L1 erano molto più elevati nei pazienti con traumi non concussivi, specialmente nei bambini.
Si è trattato di un ampio studio prospettico di coorte, su 751 pazienti pediatrici e adulti, con uno stato mentale normale entro quattro ore dalla lesione, suddivisi in tre gruppi: soggetti con trauma concussivo, soggetti con trauma cranico non concussivo (controllo) e soggetti con trauma corporeo non concussivo (controllo).
Entro quattro ore dalla lesione, i livelli di GFAP e UCH-L1 sono gradualmente aumentati per tutti e tre i gruppi, con l’incremento più limitato osservato nei pazienti che avevano subito un trauma non concussivo e il più grande aumento osservato nei pazienti con concussione cerebrale. Rispetto a entrambi i gruppi di controllo, i pazienti pediatrici e adulti con lesioni concussive hanno mostrato concentrazioni di GFAP significativamente più elevate.
Non sono state segnalate differenze significative, infine, nelle concentrazioni di UCH-L1 tra la coorte con concussione cerebrale e il gruppo con trauma cranico non concussivo, né tra i due gruppi con traumi non concussivi. Concentrazioni elevate nel caso di traumi non concussivi possono essere indicative di lesioni sub-concussive, secondo i ricercatori.