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Impiego di brivaracetam nella pratica clinica: i risultati di una consensus Delphi

Complessivamente, il farmaco ha molte caratteristiche vantaggiose che lo rendono un’opzione candidabile a essere usata come add-on in prima linea nei pazienti con epilessia focale

L’epilessia è una patologia complessa che deriva da molteplici fattori di rischio e da predisposizione genetica. Spesso questa condizione si associa a conseguenze neurobiologiche, cognitive, psicologiche e sociali che richiedono un intervento medico. Il trattamento dell’epilessia si basa sulla somministrazione di farmaci anticrisi (ASM), e a tale riguardo occorre sottolineare che nonostante il crescente numero di molecole disponibili negli ultimi vent’anni, circa un terzo delle persone affette da epilessia continua a manifestare crisi epilettiche. Per questo motivo, è cruciale da parte del medico curante procedere a una scelta di un ASM considerando le diverse variabili legate sia al singolo paziente con epilessia sia ai farmaci disponibili. I fattori più rilevanti nella scelta di un ASM come primo trattamento aggiuntivo includono il meccanismo d’azione, l’efficacia, la tollerabilità e il rischio di interazioni farmaco-farmaco.

Su “Neurological Sciences”, Simona Lattanzi dell’Università Politecnica delle Marche e colleghi (Lattanzi S et al., Neurol Sci 2024; ) illustrano i risultati di una consensus condotta con il metodo Delphi per definire il ruolo nella pratica clinica di brivaracetam (BRV), farmaco anticrisi di terza generazione. Si tratta di una molecola caratterizzata da un’elevata affinità di legame con la proteina 2A delle vescicole sinaptiche (SV2A) e ha una struttura chimica simile al levetiracetam (LEV). Attualmente nel nostro Paese, brivaracetam è indicato e rimborsato come trattamento aggiuntivo di crisi epilettiche parziali, con o senza generalizzazione secondaria, in pazienti affetti da epilessia, di età pari o superiore ai 2 anni. Un gruppo di esperti ha redatto 15 dichiarazioni di consenso in seguito alla revisione della letteratura e tutte sono state approvate al primo turno di votazione dai partecipanti al gruppo.

Dal consenso emergono alcune indicazioni che possono essere di utilità per la pratica clinica quotidiana, e che nel complesso delineano BRV come farmaco candidato alla terapia in add-on, anche in prima linea. Sulla base delle caratteristiche di efficacia e tollerabilità, il trattamento con BRV può essere considerato anche in popolazioni particolari, come gli anziani, i soggetti reduci da ictus, i soggetti con comorbilità psichiatriche, i soggetti intolleranti o non responder alla terapia con LEV; in quest’ultimo caso, lo switch overnight da LEV e BRV può essere ritenuto una procedura sicura. Altro elemento caratterizzante la molecola è il suo favorevole profilo farmacocinetico con poche interazioni farmaco-farmaco; al riguardo è opportuno segnalare l’assenza di interazioni con i sodio bloccanti, aspetto da non trascurare nell’ottica di una politerapia, e con gli anticoagulanti orali, il che rende BRV un trattamento adatto anche in pazienti cardiopatici.

Secondo quanto si legge nelle conclusioni della consensus, si è ritenuto che, complessivamente, brivaracetam abbia molte caratteristiche vantaggiose che lo rendono un’opzione adatta per i pazienti con epilessia focale, tra cui una rapida insorgenza dell’azione, un profilo farmacocinetico favorevole, un’attività ad ampio spettro e una buona tolleranza in un range di dosi. Infine, brivaracetam è anche associato a una risposta clinica sostenuta e a una buona tollerabilità a lungo termine.

Angelo Labate, ordinario di Neurologia all’Università degli Studi di Messina e direttore UOSD Neurofisiopatologia e disordini del movimento, commenta i risultati della consensus sull’impiego di brivaracetam

in collaborazione con UCB

Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.