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psicosi anziano

Anziani, interventi chirurgici multipli potrebbero peggiorare la salute del cervello

Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Healthy Longevity”, gli interventi chirurgici sono generalmente sicuri ma, cumulativamente, sono associati a declino cognitivo e a neurodegenerazione.

Jennifer Taylor, dell’Università di Sydney, in Australia, e colleghi hanno considerato i dati clinici della UK Biobank al fine di valutare se i ricoveri ospedalieri per interventi di chirurgia maggiore o per motivi clinici siano in qualche misura associati al declino cognitivo nelle persone anziane (di età compresa tra 40 e 69 anni al momento dell’arruolamento). L’analisi ha incluso complessivamente 492.802 soggetti, di cui 46.706 sono stati sottoposti a risonanza magnetica.

Gli autori hanno costruito modelli aggiustati che includevano l’età, il tempo, il sesso, i fattori di rischio di demenza della Commissione Lancet, l’ictus e i ricoveri ospedalieri con un effetto casuale dei partecipanti. Gli esiti primari sono stati il volume dell’ippocampo e l’iperintensità della materia bianca, entrambi marcatori accertati di neurodegenerazione, e le analisi esplorative hanno esaminato lo spessore corticale delle regioni dell’atlante di Desikan-Killiany-Tourville. I principali risultati cognitivi sono stati i tempi di reazione, l’intelligenza fluida e la memoria prospettica e numerica. Gli interventi chirurgici sono stati calcolati cumulativamente a partire da 8 anni prima della valutazione di base.

Per ogni intervento chirurgico sono state riscontrate piccole associazioni avverse con le capacità cognitive: il tempo di reazione è aumentato di 0,273 ms, il punteggio dell’intelligenza fluida è diminuito di 0,057 risposte corrette, la memoria prospettica (segnata come corretta al primo tentativo) è diminuita (odds ratio: 0,96; IC al 95%: da 0,95 a 0,97) e le corrispondenze corrette massime della memoria numerica sono diminuite di 0,025 nei modelli completamente aggiustati.

Inoltre, gli interventi chirurgici erano associati a una riduzione del volume dell’ippocampo (β=-5,76 mm³; IC al 95%: da -7-89 a -3-64) e a un maggiore volume delle iperintensità della materia bianca (β=100,02 mm³; IC al 95%: da 66,17 a 133,87) nei modelli completamente corretti. Infine, gli interventi sono risultati associati anche a neurodegenerazione dell’insula e della corteccia temporale superiore.

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico