Skip to content
gravidanza

Farmaci e riproduzione nella sclerosi multipla altamente progressiva

Secondo i risultati di uno studio pubblicato su “Neurology”, tra le donne con sclerosi multipla (SM) altamente progressiva che intendono avere figli, la sospensione di rituximab/ocrelizumab prima del concepimento produce una minore probabilità di riattivazione della malattia rispetto alla sospensione di natalizumab (NTZ) durante la gravidanza.

Sarah Demortierem del Centro ospedaliero di Ajaccio, in Francia, e colleghi hanno condotto uno studio retrospettivo coinvolgendo donne con SM seguite nel loro reparto durante la gravidanza e a un anno dal parto che hanno sospeso la terapia con NTZ alla fine del primo trimestre (opzione proposta per lo più prima del 2016) o sospeso RTX/ocrelizumab (RTX/OCR) nell’anno precedente il concepimento (opzione proposta dal 2016).

Dall’analisi dei dati raccolti è emerso che tra le donne che hanno sospeso NTZ, 45 gravidanze hanno dato luogo a tre aborti spontanei e 42 nati vivi, tra cui un neonato con malformazioni maggiori. Nelle donne che hanno sospeso RTX/OCR, 37 gravidanze hanno provocato tre aborti spontanei e 33 nati vivi; una gravidanza è stata interrotta per malformazione.

Durante la gravidanza, si è verificata una recidiva in 3/42 (7,1%) pazienti del gruppo NTZ e in 1/33 (3%) del gruppo RTX/OCR (p = 0,6). Dopo il parto, la recidiva si è verificata in 9/42 (21,4%) pazienti del gruppo NTZ e in 0/33 del gruppo RTX/OCR (p< 0,01). Nel gruppo NTZ, 8/9 recidive si sono verificate in pazienti che hanno ripreso NTZ meno di quattro settimane dopo il parto.

La proporzione di pazienti con lesioni in T2 captanti gadolinio e/o nuove alla risonanza magnetica del cervello o del midollo spinale eseguita dopo il parto era maggiore nel gruppo NTZ rispetto al gruppo RTX/OCR (14/40 [35%] vs. 1/31 [3%] pazienti, p= 0,001), la proporzione di pazienti con progressione del punteggio EDSS durante il periodo che comprende la gravidanza e l’anno successivo al parto era più alta (7/42 [17%] vs. 0/33 pazienti, p= 0,01) e la percentuale di pazienti che soddisfacevano il NEDA-3 durante questo periodo era più bassa (21/40 [53%] vs. 30/31 [97%] pazienti, p< 0,001).

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico