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Duchenne

Distrofia di Duchenne, si ampliano le prospettive di trattamento

Cesare Peccarisi con il contributo di Antonio Toscano, Professore ordinario di Neurologia, dell’Università di Messina e Segretario SIN

Le distrofie muscolari (DM) sono malattie ereditarie caratterizzate da perdita di funzione e ridotta o mancata produzione di proteine essenziali al corretto funzionamento delle fibre muscolari.

La distrofia di Duchenne (DMD) e la sua variante meno grave detta distrofia di Becker (BMD) sono forse le forme più gravi, specie la DMD che porta ad un exitus precoce.

Una distrofia di genere

La Duchenne colpisce solo i maschi perché è legata a un’alterazione del cromosoma X – spiega il professor Antonio Toscano, ordinario di Neurologia all’Università di Messina e Segretario della Società Italiana di Neurologia – L’alterazione riguarda il complesso glicoproteico associato alla proteina distrofina, la cui mancanza o grave alterazione porta a progressiva perdita di fibre muscolari scheletriche, con compromissione della forza. In tale catena di eventi vi è anche un severo interessamento degli apparati cardiaco e respiratorio che riducono fortemente l’aspettativa di vita”.

Diagnosi precoce e prospettive di cura

Nel 2014 si è verificata una prima fondamentale novità dal punto di vista terapeutico: quell’anno l’EMA ha infatti approvato (seguita nel 2021 in Italia dall’AIFA) il farmaco ataluren, per i pazienti che conservano la deambulazione e che nel loro corredo genetico sono portatori di una specifica mutazione nonsense che ataluren può parzialmente correggere, consentendo la produzione di una proteina maggiormente funzionante (4).

Poiché il farmaco è indicato dal secondo anno di vita in poi ed è rimborsabile, la diagnosi precoce è fondamentale (5): i primi sintomi della malattia compaiono peraltro proprio intorno ai 4-5 anni di età per poi essere seguiti da un ingravescente peggioramento della funzione muscolare, che spesso già nell’adolescenza costringe i pazienti alla sedia a rotelle per poi progredire, fino alla necessità della ventilazione assistita, creando una condizione che spesso è poi causa di exitus.

Fra i diversi composti finora studiati (1) uno tra i più promettenti è givinostat, un composto orale della classe degli inibitori dell’istone deacetilasi, dotati di attività antinfiammatoria, anti-angiogenica e anti-neoplastica. Tale molecola è stata sperimentata nella DMD in alcuni studi internazionali di fase 3 a cui hanno partecipato anche vari centri italiani (2). I risultati preliminari mostrano una certa efficacia nel contrastare i disturbi causati dalla malattia a prescindere dalla mutazione genetica di cui erano portatori i pazienti (3).

Bibliografia

  1. https://parentproject.it/wp-content/uploads/2021/04/Brochure-Trials-clinici2021.pdf
  2. https://www.nmd-journal.com/article/S0960-8966(16)30069-4/fulltext
  3. www.ptcbio.com/ataluren;www.clinicaltrials.gov/show/NCT01826487
  4. https://iris.unipa.it/handle/10447/88527
  5. https://medicioggi.it/contributi-scientifici/distrofia-muscolare-di-duchenne-limportanza-della-diagnosi-precoce
Cesare Peccarisi

Responsabile della Comunicazione Scientifica della Società Italiana di Neurologia