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osteoporosi osso

Epilessia e disabilità intellettiva come potenziali fattori di rischio per osteoporosi

a cura di Cesare Peccarisi

Un gruppo di ricercatori anglo-irlandesi della NHS Foundation Trust di Truro (Regno Unito) diretti da Rohit Shankar della CIDER University of Plymouth Peninsula School of Medicine ha appena pubblicato su Acta Neurologica Scandinavica uno studio su 104 pazienti (1) che evidenzia come la disabilità intellettiva, condizione che il DSM5 ha riclassificato come disturbo dello sviluppo intellettivo (2) e l’epilessia costituiscano due fattori indipendenti per lo sviluppo di osteoporosi.

Ad accomunare i pazienti dei due gruppi sarebbe la carenza di vitamina D, riscontrata nel 90,2% dei partecipanti. Altro parametro comune a entrambi i gruppi era l’impiego di farmaci antiepilettici dato che li usava anche il 25% dei pazienti con disabilità intellettiva.

Peraltro la maggior parte di soggetti presentava farmacoresistenza, sicché era comune rilevare la presenza di politerapia instaurata nel tentativo di superare tale handicap che notoriamente affligge il 30% circa dei pazienti comiziali (3) e che ulteriormente aggrava l’ipovitaminosi D (4).

È altrettanto noto che i trattamenti antiepilettici hanno effetto sul metabolismo osseo attraverso un meccanismo competitivo epatico a carico del livello della fosfatasi alcalina (ALP), enzima abbondantemente presente anche nelle ossa dove è un marcatore della neoformazione ossea da parte degli osteoblasti. Oltre che da questi farmaci i suoi valori possono comunque essere alterati anche dall’assunzione di ACE-inibitori, antibiotici, estrogeni e FANS, così come da una dieta sbilanciata con un eccessivo apporto di grassi che ne induce un’eccessiva escrezione renale (5).

Un ruolo importante è giocato anche dalla carenza di calcio e a tal proposito una review su anziani istituzionalizzati ricavata da 40 database raccolti fra il 2010 e il 2020 e appena pubblicata dall’American University di Beirut (6) indica come la vitamina D da sola non appaia sufficiente a prevenire le fratture soprattutto coxo-femorali senza un’adeguata supplementazione calcica, considerando anche il fatto che i farmaci anticomiziali possono avere pure un effetto inibitorio sulla secrezione di calcitonina con conseguente diminuito assorbimento calcico (7). Tornando alle correlazioni fra osteoporosi e antiepilettici osserviamo che una quota compresa fra 10 e il 30% dei pazienti in trattamento cronico con questi farmaci va incontro a osteopenia e da review condotte su adulti istituzionalizzati il rischio di fratture risulta aumentato di ben 6 volte.

Il rischio è maggiore con farmaci di vecchia generazione come fenitoina, fenobarbital e primidone e minore anche se confermato per i più recenti carbamazepina, acido valproico e lamotrigina, mentre per quelli di nuova generazione come topiramato o levetiracetam non sono stati ancora raccolti dati sufficienti per confermarlo.

Peraltro diversi studi hanno evidenziato la presenza di osteoporosi e osteopenia anche in soggetti giovani che in varia misura fanno uso di tutti questi farmaci per patologie come paralisi cerebrale infantile, ritardo mentale moderato/severo, sindrome di Down, sindrome di Rett ecc.

Tutti questi dati ci provengono da uno studio italiano che già nel 2006 aveva precorso i risultati dello studio anglo-irlandese da cui siamo partiti: il gruppo diretto da Giangennaro Coppola della Neuropsichiatria infantile della II° Università di Napoli che, studiando soggetti affetti da sindrome di Angelman (8), aveva sottolineato la forte correlazione fra osteoporosi e uso di anticomiziali individuata dai ricercatori partenopei anche nel ritardo mentale e nella paralisi cerebrale infantile, tutte condizioni in cui s’impiegano tali farmaci (9).

Indicando attenzione particolare da riservare ad acido valproico e lamotrigina per la loro spiccata predisposizione a un’alterazione del metabolismo osseo, lo studio concludeva per l’impossibilità a capire se nel caso della Angelman l’osteoporosi rappresentasse una complicanza indotta dalla ridotta deambulazione e dalle comorbidità metaboliche della sindrome o se fosse più verosimile considerarla effetto della terapia anticomiziale. Il deficit di mineralizzazione ossea risultava comunque direttamente proporzionale alla durata della terapia anticomiziale e inversamente proporzionale all’età del soggetto. In ogni caso raccomandavano una profilassi con 400-2.000 UI/die di vitamina D, conclusioni non dissimili da quelle di quest’ultimo studio in cui gli autori d’oltremanica suggeriscono una supplementazione di 1.951 UI/die di colecalciferolo fino a raggiungere un valore medio dei livelli di D di 101.4 nmol/L.

Bibliografia

  1. Winterhalder R et al. Bone health, intellectual disability and epilepsy: An observational community-based study, Acta Neurologica Scandinavica, First published: 17 March 2022, https://doi.org/10.1111/ane.13612
  2. https://www.docsity.com/it/disabilita-intellettive-con-aggiornamenti-al-dsm-5-vianello/4089059/
  3. Kalilani L et al. The epidemiology of drug-resistant epilepsy: A systematic review and meta-analysis, Epilepsia, First published: 13 November 2018, https://doi.org/10.1111/epi.14596
  4. Nagarjunakonda S et al. Vitamin D in epilepsy: vitamin D levels in epilepsy patients, patients on antiepileptic drug polytherapy and drug-resistant epilepsy sufferers. Eur J Clin Nutr 2016; 70, 140–142, https://doi.org/10.1038/ejcn.2015.127
  5. Szałwińska K et al. Dietary and lifestyle behavior in adults with epilepsy needs improvement: a case-control study from northeastern Poland Nutr J  2021; 20, 62, https://doi.org/10.1186/s12937-021-00704-6
  6. Chakhtoura M et al. Vitamin D Supplementation and Fractures in Adults: A Systematic Umbrella Review of Meta-Analyses of Controlled Trials. The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism 2022; Volume 107, Issue 3: 882–898, https://doi.org/10.1210/clinem/dgab742)
  7. Richens A, Rowe DJF. Disturbance Of Calcium Metabolism By Anticonvulsant Drugs. The British Medical Journal 1970 Vol. 4, No. 5727: 73-76, https://www.jstor.org/stable/25412065
  8. Bird LM. Angelman syndrome: review of clinical and molecular aspects. Appl Clin Genet 2014 May 16; 7:93-104.
  9. Coppola G et al. Bone Mineral Density in Angelman Syndrome. Pediatr Neurol 2007; 37: 411-416, doi:10.1016/j.pediatrneurol.2007.07.004; https://www.sindromediangelman.org/wp-content/uploads/2018/04/Pubblicazione-Prof.-Giangennaro-Coppola.pdf
Cesare Peccarisi

Responsabile della Comunicazione Scientifica della Società Italiana di Neurologia