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squalo

Una molecola ricavata dall’intestino degli squali contro l’Alzheimer

Ricavata dagli squali, è in grado di bloccare l’effetto tossico della β-amiloide

Combattere la malattia di Alzheimer con una piccola molecola ricavata dall’intestino degli squali. È questa l’inaspettata prospettiva che si apre grazie a uno studio pubblicato sulla rivista “Nature Communications” da un gruppo internazionale di ricerca di cui fa parte Fabrizio Chiti, professore di Biochimica presso il Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche dell’Università di Firenze e coordinatore del Comitato tecnico-scientifico di Associazione Italiana Ricerca Alzheimer (Airalzh) Onlus. La molecola in questione, chiamata trodusquemina, si è infatti dimostrata in grado di bloccare l’effetto tossico degli aggregati di β-amiloide, caratteristici della malattia di Alzheimer.

“Questa molecola ha proprietà peculiari perché, pur non impedendo l’aggregazione del peptide β-amiloide, riduce il tempo di vita degli aggregati intermedi ritenuti tossici, effetto benefico che va ad aggiungersi alla sua capacità diretta di neutralizzare tali aggregati intermedi quando questi si formano”, ha spiegato Chiti.

L’idea a questo punto è di iniziare trial clinici su pazienti affetti da Alzheimer, che in Italia sono circa 700.000. Airalzh Onlus, dal 2014 raccoglie fondi per finanziare la ricerca, non solo sui possibili metodi per bloccare la produzione della proteina beta-amiloide ma anche sulle diagnosi precoci, sull’individuazione di nuovi bersagli farmacologici e su metodi alternativi non terapeutici.

Grazie ad una partnership con Coop, sono stati avviati, già da tre anni, 25 progetti di ricerca destinati a giovani ricercatori che lavorano presso Università e Centri di eccellenza distribuiti su tutto il territorio nazionale.

Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.