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La riduzione della pressione nella trombolisi endovenosa in pazienti con ictus ischemico acuto

Nei pazienti con ictus ischemico e pressione arteriosa (PA) superiore a 185/110 mmHg la trombolisi endovenosa è controindicata. Per questo motivo, diverse linee guida raccomandano l’impiego di una terapia antipertensiva per via endovenosa al fine di consentire la trombolisi, anche se non esistono prove solide a favore di questa strategia. Poiché una rapida riduzione della pressione arteriosa può influire negativamente sugli esiti clinici, diversi centri olandesi specializzati nella gestione dell’ictus utilizzano una strategia conservativa che non prevede l’abbassamento della PA.

Lo studio denominato Thrombolysis and Uncontrolled Hypertension (TRUTH) ora pubblicato su “Lancet Neurology” a prima firma di Thomas P Zonneveld dell’Università di Amsterdam, ha messo a confronto gli esiti clinici di entrambe le strategie.

Il confronto tra una strategia attiva di riduzione della PA o a una strategia di non riduzione

Si tratta di uno studio prospettico, osservazionale, basato su cluster e a gruppi paralleli, condotto in 37 centri nei Paesi Bassi. I centri partecipanti dovevano attenersi rigorosamente a una strategia attiva di riduzione della PA o a una strategia di non riduzione. I partecipanti arruolabili erano adulti (≥18 anni) con ictus ischemico e valori di PA superiori a 185/110 mmHg, ma per il resto eleggibili per la trombolisi endovenosa.

Sono stati reclutati 853 pazienti da 27 centri che seguivano una strategia attiva di abbassamento della PA e 199 pazienti da 10 centri che non la seguivano. Il punteggio mRS a 90 giorni era mancante per 15 pazienti. L’odds ratio aggiustato (aOR) per il passaggio a un esito funzionale peggiore a 90 giorni è stato di 1,27 (IC al 95%: 0-96-1-68) per la riduzione attiva della PA rispetto a nessuna riduzione attiva; 798 (94%) degli 853 pazienti del gruppo di riduzione attiva della pressione arteriosa sono stati trattati con trombolisi endovenosa, con un tempo mediano door-to-needle di 35 minuti rispetto a 104 (52%) dei 199 pazienti trattati nel gruppo di non riduzione, con un tempo mediano di 47 minuti. Inoltre, il 5% dei pazienti del gruppo di abbassamento attivo ha avuto un’emorragia intracranica sintomatica rispetto al 3% dei pazienti del gruppo senza abbassamento (aOR 1-28; IC al 95%: 0,62-2,62).

Secondo le conclusioni degli autori, le osservazioni non sono sufficienti per stabilire una differenza tra le due strategie per quanto riguarda gli esiti funzionali dei pazienti con ictus ischemico, nonostante i tassi di trombolisi endovenosa più elevati e i tempi door-to-needle più brevi tra i pazienti sottoposti ad abbassamento attivo della pressione arteriosa.

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico