Il ruolo dell’insufficienza renale acuta nell’insorgenza della demenza
L’insufficienza renale acuta (AKI) è associata a un aumento del rischio di diagnosi di demenza. È quanto si legge nelle conclusioni di uno studio apparso sulla rivista “Neurology” a prima firma di Hong Xu, del Karolinska Institutet a Solna, in Svezia.
La ricerca ha preso spunto dall’evidenza di alcuni studi preclinici secondo cui l’AKI provoca cambiamenti biochimici e patologici nel cervello. Gli autori hanno coinvolto soggetti di 65 anni e più, privi di diagnosi di demenza e con dati sulla funzionalità renale. L’esposizione era un episodio di AKI (variabile nel tempo), accertato mediante diagnosi cliniche emesse ed elevazioni transitorie della creatinina secondo i criteri Kidney Disease Improving Global Outcomes.
L’esito era la demenza per tutte le cause e forme specifiche di demenza, accertate in base ai casi clinicamente confermati nel registro svedese dei disturbi cognitivi/demenziali, alla presenza di due diagnosi di demenza emesse in ambito ambulatoriale o all’inizio di specifici farmaci anti-demenza.
Sono stati inclusi nell’analisi 305.122 soggetti con un’età mediana di 75 ± 8 anni, per il 56,6% di sesso femminile.
Durante un follow-up mediano di 12,3 anni, sono stati registrati 79.888 individui (26%) affetti da almeno un episodio di AKI e 47.938 casi incidenti (16%) di demenza. Il tasso di casi di demenza è stato di 37,0 per mille anni-persona (IC al 95%: 36,2-37,8) dopo lo sviluppo di AKI, circa due volte superiore al tasso osservato nei periodi precedenti all’AKI (17,3; IC al 95%: 17,2-17,5). Dopo aggiustamento per variabili multiple, lo sviluppo di AKI è stato associato a un tasso di demenza successiva superiore del 49% (hazard ratio aggiustato [HR]: 1,49; IC al 95%: 1,45-1,53).
Questo schema era coerente tra i diversi tipi di demenza, con HR di 1,88 (IC al 95%: 1,53-2,32), 1,47 (1,38-1,56) e 1,31 (1,25-1,38) per la demenza a corpi di Lewy e la malattia di Parkinson con demenza, la demenza vascolare e la demenza di Alzheimer, rispettivamente. Le associazioni di rischio sono risultate più forti in termini di entità nelle AKI più gravi e nelle AKI acquisite in ospedale rispetto a quelle acquisite in comunità.