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Demenza a insorgenza giovanile, i principali fattori di rischio sono per lo più modificabili

Le informazioni sui fattori di rischio modificabili per la demenza giovanile (YOD) sono limitate. A colmare questa carenza, sulle pagine di “JAMA Neurology” arriva ora uno studio prospettico di coorte che ha utilizzato i dati della UK Biobank, a firma di Stevie Hendriks, dell’Università di Maastricht, nei Paesi Bassi, e colleghi. La valutazione al basale è stata condotta tra il 2006 e il 2010, il follow-up fino al 31 marzo 2021, per l’Inghilterra e la Scozia, e al 28 febbraio 2018, per il Galles.

Sono stati inclusi in questo studio i partecipanti di età inferiore ai 65 anni e senza diagnosi di demenza al momento della valutazione basale. Sono stati esclusi i partecipanti di età pari o superiore a 65 anni e quelli con demenza al basale. I dati sono stati analizzati da maggio 2022 ad aprile 2023.

Su 356.052 partecipanti inclusi, 197.036 (55,3%) erano donne e l’età media (SD) al basale era di 54,6 (7,0) anni. Durante 2.891.409 anni-persona di follow-up, sono stati osservati 485 casi incidenti di YOD (251 su 485 uomini [51,8%]), con un tasso di incidenza di 16,8 per 100 000 anni-persona (IC al 95%: 15,4-18,3).

Nel modello finale, 15 fattori sono risultati significativamente associati a un rischio più elevato di YOD, vale a dire: minore scolarità, uno status socioeconomico più basso, la presenza dell’allele 2 dell’apolipoproteina ε4, l’assenza di consumo di alcol, il disturbo da uso di alcol, l’isolamento sociale, la carenza di vitamina D, gli elevati livelli di proteina C-reattiva, la minore forza di presa della mano, la disabilità uditiva, l’ipotensione ortostatica, l’ictus, il diabete, le malattie cardiache e la depressione.

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico