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Giornata della Neurologia, la SIN lancia la sfida della prevenzione

Proteggere il nostro cervello significa non solo modificare errate abitudini di vita di cui siamo spesso inconsapevoli, ma anche non sottovalutare sintomi e manifestazioni che possano indicare un disturbo che il neurologo sa invece subito riconoscere.”

Così il professor Alfredo Berardelli, presidente della Società Italiana di Neurologia sintetizza il messaggio lanciato in occasione della seconda Giornata Nazionale della Neurologia che si celebra il 22 settembre. Aggiunge Berardelli:

La diagnosi precoce rappresenta una potente arma di prevenzione perchè riconoscendo tempestivamente un disturbo è possibile mettere in atto interventi volti a limitare gravi conseguenze. Nelle malattie neurodegenerative croniche, ad esempio, la ricerca ha fatto importanti passi in avanti nello sviluppo di metodi per individuare marcatori biologici che consentono di identificare molte di tali malattie in una fase precoce, anche anni prima dei primi sintomi clinici.”

La SIN per il 22 settembre ha realizzato anche una campagna di sensibilizzazione sui propri canali social (Facebook, Instagram e Twitter), che comprende anche un video, con l’attore Stefano Fresi come testimonial.

Inoltra, la Società ha diffuso alcune indicazioni pratiche, per azioni concrete sul fronte della prevenzione:

Ictus cerebrale. Fino al 90% dei casi di ictus potrebbero essere evitati correggendo i principali fattori di rischio che, da soli e più spesso in combinazione tra loro, portano all’evento ictale: ipertensione arteriosa, obesità, diabete, fumo, sedentarietà ed alcune alterazioni cardiovascolari. Il trattamento dell’ipertensione dimezza il rischio di ictus, la perdita di peso lo fa calare del 19% e l’abbandono del fumo del 12%.

Demenze e malattia di Alzheimer. La correzione di fattori di rischio per patologie come ipertensione, diabete, obesità, osteoartrite e  abitudini di vita quali l’abuso di fumo e la scarsa attività fisica riduce il rischio anche di Malattia di Alzheimer. L’attività fisica aerobica moderata (almeno 3 ore alla settimana per almeno 25 settimane consecutive) è in grado di migliorare le prestazioni cognitive, sia nei soggetti sani sia in quelli con deficit cognitivi. Il fattore neurotrofico BDNF, prodotto durante l’attività fisica, riduce l’accumulo cerebrale di beta amiloide, principale biomarker della malattia di Alzheimer. Anche la dieta mediterranea ha un valore protettivo e così l’allenamento mentale con attività come la lettura, lo studio di una nuova lingua o di uno strumento musicale o il cimentarsi in un passatempo stimolante, che ritardano la demenza in soggetti con iniziale declino cognitivo. Le attività cognitive implicano infatti la continua creazione di nuove reti neuronali determinando la cosiddetta “riserva cognitiva” in grado di contrastare il danno da decadimento cognitivo naturale e patologico.

L’importanza del sonno nelle malattie neurologiche. La mancanza di una buona qualità del sonno ha un impatto significativo sulla salute: la frammentazione del sonno delle apnee morfeiche ad esempio facilita la formazione di placche arteriosclerotiche. Le apnee ostruttive, tra i disturbi del sonno più comuni, tendono infatti ad associarsi ad un elevato rischio cardio-cerebro-vascolare e a ictus. Alla Malattia di Parkinson sono legati i cosiddetti RBD (Rem behaviour disorders), cioè disturbi del comportamento nella fase del sonno REM (quella in cui si sogna). Gli RBD portano allo sviluppo delle sinucleinopatie che caratterizzano non solo il Parkinson ma anche l’atrofia mulsistemica o la demenza a corpi di Lewy ed è soprattutto quest’ultima a presentare una correlazione peculiare: almeno l’80% dei pazienti con RBD sviluppa sinucleinopatia entro 10 anni dall’esordio dei disturbi

Malattia di Parkinson. Nella malattia di Parkinson, la prevenzione deve al più presto arginare lo sviluppo della disabilità motoria con esercizio fisico e intensa attività mentale. Alcuni fattori di rischio come l’esposizione a contaminanti ambientali ormai ubiquitari come il Trichloroetilene noto come trielina sono insidiosi. L’alimentazione deve essere particolare: i pasti iperproteici interferiscono con l’assorbimento dei farmaci (ad es.: Levodopa), con conseguente ridotta efficacia della terapia. E’ sempre preferibile una dieta prevalentemente vegetariana. L’alimentazione deve essere povera di colesterolo e la cosiddetta dieta mediterranea ricca dei grassi insaturi dell’olio d’oliva riduce i disturbi cognitivi della malattia.

Sclerosi multipla. Nella sclerosi multipla, malattia neuroinfiammatoria e neurodegenerativa del sistema nervoso centrale a patogenesi autoimmune, una corretta diagnosi corretta e un controllo ottimale sin dalle fasi iniziali grazie ai numerosi trattamenti oggi disponibili consente di ridurre in maniera significativa il rischio di disabilità a lungo termine di questi pazienti. Associare alle terapie uno stile di vita sano che preveda una dieta regolare e mediterranea, l’astensione da abitudini che promuovono meccanismi “infiammatori” del sistema immunitario come l’assunzione di alcol e fumo, lo svolgimento di una regolare attività fisica con la maggior esposizione possibile alla luce solare e la supplementazione con vitamina D, costituiscono strategie adiuvanti fondamentali per il controllo della malattia.

Malattie neuromuscolari. La prevenzione delle malattie neuromuscolari richiede percorsi articolati e mirati perché oggi è possibile prevenire sia le forme acquisite come la neuropatia diabetica sia varie forme genetiche come la SMA (atrofia muscolare spinale) mediante screening neonatale. E’ facile capire come ciò richieda l’intervento di Centri neuromuscolari esperti in grado di offrire percorsi di diagnosi e cura multidisciplinari. Una volta identificata la forma, acquisita o genetica primaria che sia, i pazienti e le loro famiglie possono avvalersi di una consulenza clinica e/o genetica che permette una gestione tempestiva della forma individuata con un piano assistenziale-terapeutico mirato che può prevenire la progressione della patologia cambiando letteralmente il destino del paziente.

Cefalee. La miglior prevenzione delle cefalee è evitare cambiamenti nei ritmi di vita. Un esempio è la cefalea da weekend: svegliarsi più tardi ritarda colazione e pranzo alterando i ritmi della giornata e scatena mal di testa in soggetti predisposti. Lo stesso accade nella cefalea da ramadan scatenata dal digiuno rituale in cui anche l’ipoglicemia gioca un ruolo. Anche evitare alimenti e bevande come formaggi fermentati o cioccolato e vino rosso ha un ruolo preventivo, ma la più grande rivoluzione è stata la nascita dopo mezzo secolo della prima vera terapia di prevenzione dell’emicrania: i monoclonali anti-CGRP. Con una somministrazione bimensile o trimestrale a seconda del brand agiscono come una sorta di vaccino che libera dal dolore chi aveva fino a 2/3 attacchi al giorno rompendo il circolo vizioso della cronicità. Sono adatti a pazienti cronici resistenti a più cicli di trattamento con i vecchi farmaci preventivi. Tale condizione va certificata da specialisti dei Centri Cefalee che poi prescrivono un piano terapeutico personalizzato in base alle necessità del singolo paziente.

Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.