Skip to content
epilessia

Esiti e approcci terapeutici per lo stato epilettico super-refrattario

Lo stato epilettico super-refrattario (SRSE) è definito come uno stato epilettico (SE) che continua o si ripresenta 24 ore o più dopo l’inizio della terapia anestetica o si ripresenta alla riduzione/sospensione dell’anestesia. Ma come si differenziano i pazienti con SRSE da quelli con SE? Da questo quesito ha preso le mosse Camilla Dyremose Cornwall, dell’Odense University Hospital, in Danimarca, per una revisione sistematica e meta-analisi, ora illustrata sulle pagine di JAMA Neurology.

Sono stati considerati per l’inclusione tutti gli studi che riportavano pazienti adulti (18 anni o più) con diagnosi di SRSE non anossica, indipendentemente dal disegno dello studio. Gli outcome erano il successo nel trattamento della SRSE, la mortalità ospedaliera e la disabilità alla dimissione (stima della scala Rankin modificata).

Sono stati identificati 95 articoli e 30 abstract di conferenze che riportavano 1200 pazienti con SRSE non anossica (266 singoli pazienti erano disponibili per la meta-analisi). La durata media della SRSE era di 36,3 giorni, l’età media di 40,8 anni e la distribuzione dei sessi era uguale. I pazienti con SRSE avevano un modello distinto di eziologia, in cui gli eventi cerebrali acuti e le eziologie sconosciute rappresentavano rispettivamente il 41,6% e il 22,3% di tutte le eziologie. Le segnalazioni di SRSE causate, ad esempio, da alcol, droghe o tumori sono state rare.

Alla dimissione, solo il 26,8% presentava una disabilità da nulla a lieve (nulla, 16 [8,4%]; disabilità non significativa e lieve, 35 [18,4%]). La mortalità intraospedaliera è stata del 24,1%. La mortalità si è stabilizzata dopo il trattamento a lungo termine (più di 28 giorni), ma con un aumento dei tassi di cessazione delle crisi e di disabilità da moderata a grave. I fattori prognostici stabiliti, come l’età e l’eziologia, non erano associati alla mortalità ospedaliera. Infine, il trattamento riferito con ketamina, fenobarbital, altri barbiturici, stimolatore del nervo vago e dieta chetogenica non è risultato associato all’outcome.

Secondo le conclusioni dello studio, dunque, i soggetti con SRSE si distinguono per il modello di cura (per esempio, trattamento a lungo termine per i pazienti più giovani senza fattori prognostici negativi ed eziologia sconosciuta/non maligna) e per il decorso naturale della SE. Il trattamento a lunghissimo termine è stato associato a una minore mortalità e a elevate probabilità di cessazione della SRSE, ma a un aumento del rischio di disabilità moderata o grave.

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico