Parkinson, l’esposizione al biossido di azoto aumenta il rischio di sviluppare la malattia?
Un’elevata esposizione al biossido di azoto può aumentare il rischio di malattia di Parkinson. È quanto emerso da un’analisi di dati sanitari raccolti dal servizio di assicurazione sanitaria nazionale coreano, pubblicato online a maggio su “JAMA Neurology” a firma di Sungyang Jo, delll’Università di Ulsan a Seoul, in Corea del Sud, e colleghi.
Lo studio, con disegno retrospettivo di coorte, ha coinvolto complessivamente 78.830 adulti oltre i 40 anni di età non affetti da Parkinson vissuti nella capitale coreana tra gennaio 2002 e dicembre 2006 e seguiti nel follow-up fino a dicembre 2015. Sulla base dell’indirizzo di residenza dei partecipanti, i ricercatori hanno stimato i livelli di esposizione a diversi inquinanti atmosferici: particolato fine (PM2.5 e PM10), biossido di azoto, ozono, biossido di zolfo e monossido di carbonio.
Dall’analisi statistica dei dati raccolti, è risultato che l’età media al basale era di 54,4 anni e il 52,1% dei partecipanti erano di sesso femminile. Durante il periodo di studio, sono stati rilevati 338 casi di nuova diagnosi di malattia di Parkinson, e un aumento del rischio di Parkinson con l’esposizione al biossido di azoto (hazard ratio per il quartile più alto rispetto al più basso: 1,41). Non ci sono state associazioni statisticamente significative tra l’esposizione agli altri inquinanti atmosferici e l’incidenza della malattia.
Secondo le conclusioni degli autori, i risultati dovrebbero indurre a considerare più approfonditamente la connessione tra esposizione agli inquinanti atmosferici e malattie neurodegenerative.