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Citicolina come add on therapy nella gestione del paziente con deficit cognitivo

Un corretto approccio farmacologico e una diagnosi precoce possono aiutare nella gestione dei sintomi comportamentali e psicologici (BPSD) associati a MCI e demenza

La citicolina, grazie al suo meccanismo pleiotropico, si è ampiamente collocata come terapia di supporto efficace nella gestione dei sintomi comportamentali e psicologici associati al deterioramento cognitivo lieve e alla demenza.

La citicolina è l’unico precursore esogeno di colina ad apportare anche la componente citidinica fornendo, dunque, una fonte esogena di colina e citidina.

La colina partecipa a importanti processi neurochimici, è precursore e metabolita dell’acetilcolina e costituisce un componente essenziale di vari fosfolipidi di membrana. La citidina, invece, convertita in uridina, è fondamentale per la sintesi di fosfolipidi di membrana e per il metabolismo energetico (1). L’uridina, infatti, è la molecola responsabile dell’aumento dei livelli cerebrali di noradrenalina e di dopamina, migliorando la funzione mitocondriale, e aumenta la produzione di energia nel cervello (1).

Per comprendere meglio l’impatto dei BPSD sui pazienti e sui caregiver, abbiamo chiesto ad alcuni specialisti di fare il punto sulle possibili strategie per ottimizzare la gestione di questi sintomi e sul ruolo che la citicolina potrebbe avere nella gestione del paziente. “Alcuni studi hanno mostrato che la somministrazione cronica di citicolina è associata a un miglioramento nei punteggi della scala di depressione geriatrica (GDS), quindi è un valido coadiuvante delle terapie antidepressive”, spiega Pietro Gareri, geriatra, responsabile del Centro Disturbi Cognitivi e Demenze a Catanzaro Lido.

“Oltre a ciò, vale la pena sottolineare l’insieme degli effetti pleiotropici della citicolina, ovvero l’attivazione della sirtuina 1, il miglioramento della sintesi dei fosfolipidi della membrana neuronale, l’azione antitossicità sul glutammato, l’azione anti-apoptotica e di inibizione di una serie di processi degenerativi e della stessa disfunzione mitocondriale: tutti questi effetti, fanno sì che la molecola, in associazione con inibitori delle colinesterasi e con la memantina, possa rallentare la progressione del deficit cognitivo, misurata con il punteggio della Mini Mental State Test” (2).

Il corretto approccio farmacologico, tuttavia, non può essere disgiunto da una diagnosi precoce.

“Il primo campanello d’allarme è la perdita della memoria, il disturbo epidemiologicamente più frequente, che riguarda in particolare la memoria recente: ognuno di noi può avere qualche dimenticanza, ma quando le dimenticanze si confermano e soprattutto si approfondiscono nel corso del tempo, bisogna essere molto attenti e cercare aiuto”, sottolinea Elisabetta Farina, responsabile Gruppo riabilitazione e diagnosi dei disturbi cognitivi acquisiti della Fondazione Don Gnocchi Milano, IRCCS “S. Maria Nascente”, UO Neurologia Riabilitativa.

“Oltre a ciò, si possono manifestare anche disturbi della parola, per esempio la difficoltà sempre maggiore a trovare i termini oppure storpiarli o sostituirli. In generale, si può sostenere che una buona presa in carico deriva da una buona diagnosi, dall’avere le idee chiare su cosa sta succedendo nel cervello del paziente”, prosegue la dott.ssa Farina. “Attualmente sono disponibili molti biomarcatori che aiutano anche a differenziare le varie forme: non esiste solo la malattia di Alzheimer, esistono anche pazienti per esempio che avranno un MCI amnesico in assenza di malattia di Alzheimer; inoltre, siamo alla vigilia di una rivoluzione copernicana, perché a breve saranno disponibili biomarcatori plasmatici”.

Da sottolineare che i sintomi comportamentali e psicologici in un paziente con deficit cognitivo hanno un profondo impatto sulla persona e sul suo nucleo familiare.

“Dall’aggressività ai disturbi della condotta sessuale, dai disturbi del sonno alla depressione, i sintomi comportamentali e psicologici possono essere diversi”, conclude Antonino Maria Cotroneo, dell’Università di Catanzaro. “Non dimentichiamoci che lo stesso caregiver, se non adeguatamente preparato, può rispondere a questi sintomi con depressione, perdita del sonno, perdita del lavoro e isolamento sociale – quindi con un carico non solo psichico, ma anche fisico estremamente importante”.

Referenze

  1. Secades JJ, Gareri P. Citicoline: pharmacological and clinical review, 2022 update. Rev Neurol 2022; 75 (Suppl 5): S1-S89. https://doi.org/10.33588/rn.75s05.2022311
  2. Gareri et al. Citicoline: A Cholinergic Precursor with a Pivotal Role in Dementia and Alzheimer's Disease. J Alzheimers Dis. 2024;100(2):725-733
Redazione

articolo a cura della redazione