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epilessia bambini

Progressione della sclerosi multipla e attività di ricaduta nei bambini

Rispetto ai soggetti con sclerosi multipla (SM) a insorgenza nell’età adulta o a insorgenza tardiva, i bambini con SM hanno meno probabilità di presentare una progressione indipendente dall’attività di ricaduta (PIRA) o un peggioramento associato alle ricadute nel corso di un decennio di follow-up. Tuttavia, a partire dalla giovane età adulta, la PIRA aumenta rapidamente in questa popolazione di pazienti. È quanto emerso da uno studio pubblicato su “JAMA Neurology” da Pietro Iaffaldano, dell’Università “Aldo Moro” di Bari e colleghi di una collaborazione nazionale.

I dati disponibili in letteratura mostrano che in circa un quinto dei soggetti con SM l’esordio avvenga prima dei 18 anni di età. Inoltre, è stato suggerito che le persone con SM a esordio pediatrico (POMS) possano essere protette dalla disabilità in virtù di una maggiore capacità di riparazione.

L’obiettivo di questa ricerca era quindi valutare l’incidenza e i fattori associati a PIRA e al peggioramento associato alla ricaduta (RAW) nei POMS rispetto alla tipica SM a esordio adulto (AOMS) e alla SM a esordio tardivo (LOMS). A questo scopo, è stato condotto uno studio di coorte su dati longitudinali acquisiti prospetticamente dal Registro Italiano SM relativi a 73.564 pazienti provenienti da 120 centri per la SM.

L’analisi ha riguardato 16.130 pazienti con SM per il 68,3% di sesso femminile (età mediana [IQR] all’esordio: 28,7 [22,8-36,2 anni]). Rispetto a AOMS e LOMS, i pazienti con POMS presentavano una minore disabilità, una malattia più attiva e sono stati esposti alla DMT per un periodo più lungo. Una prima PIRA confermata a 48 settimane si è verificata in 7.176 pazienti (44,5%): 558 pazienti con POMS (40,4%), 6.258 pazienti con AOMS (44,3%) e 360 pazienti con LOMS (56,8%) (p< 0,001).

I fattori associati a PIRA erano l’età più avanzata all’esordio (AOMS vs. POMS HR: 1,42; IC al 95%: 1,30-1,55; LOMS vs. POMS HR, 2,98; IC al 95%: 2,60-3,41; p< 0,001), la maggiore durata della malattia (HR: 1,04; IC al 95%: 1,04-1,05; p< 0,001) e la minore esposizione al DMT (HR: 0,69; IC al 95%: 0,64-0,74; p< 0,001).

L’incidenza di PIRA era dell’1,3% a 20 anni, ma è aumentata rapidamente di circa 7 volte tra i 21 e i 30 anni (9,0%) ed è quasi raddoppiata per ogni decade di età tra i 40 e i 70 anni (21,6% a 40 anni, 39,0% a 50 anni, 61,0% a 60 anni e 78,7% a 70 anni). L’incidenza cumulativa di eventi RAW ha seguito un andamento simile da 20 a 60 anni (0,5% a 20 anni, 3,5% a 30 anni, 7,8% a 40 anni, 14,4% a 50 anni e 24,1% a 60 anni); nessun ulteriore aumento è stato riscontrato a 70 anni (27,7%). L’inizio ritardato della DMT è stato associato a un rischio maggiore di PIRA (HR, 1,16; IC al 95%: 1,00-1,34; p= 0,04) e RAW (HR, 1,75; IC al 95%: 1,28-2,39; p= 0,001).

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico