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parkinson diabete

Malattia di Parkinson, selegilina associata a L‑Dopa mostra un’efficacia superiore nel controllo delle fluttuazioni rispetto agli altri IMAO‑B

Una metanalisi ha messo a confronto tra loro i diversi rappresentanti di questa classe di farmaci attualmente disponibili: selegilina emerge come l’IMAO-B più efficace, quando somministrato in combinazione con levodopa

La levodopa (LD) rappresenta da molti anni la base del trattamento farmacologico della malattia di Parkinson. La somministrazione cronica di questo precursore della dopamina si associa spesso a complicazioni motorie, quali la diminuzione graduale dell’effetto (fenomeno del wearingoff) e fasi in cui la mobilità del paziente e il buon controllo dei sintomi si alternano a fasi di acinesia (fenomeno di on-off). Gli inibitori della monoamminossidasi di tipo B (IMAO-B) – rasagilina, selegilina e safinamide – rappresentano una valida alternativa alla levodopa, insieme agli agonisti della dopamina, e possono essere somministrati anche associati tra loro o con la levodopa stessa.

Con l’obiettivo di chiarire l’efficacia comparativa delle diverse classi di farmaci prescritte per il trattamento sintomatico del Parkinson, Caroline D. Binde, del Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Oslo, in Norvegia, e colleghi hanno condotto una metanalisi “a rete” (network metaanalysis) considerando tutti gli studi disponibili nei principali database di letteratura medico-scientifica che hanno valutato l’efficacia degli IMAO-B nei pazienti con Parkinson.

La ricerca, pubblicata sul “British Journal of Clinical Pharmacology”, ha valutato gli inibitori delle MAO-B sia in monoterapia sia in combinazione con levodopa o agonisti della dopamina. Gli endpoint di interesse erano la variazione del punteggio alla Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS) e gli eventi avversi gravi (SAE). Inoltre, è stato stimato l’effetto relativo di ogni IMAO-B rispetto al farmaco di confronto: tale parametro rappresenta il rapporto dell’effetto di due trattamenti (un valore maggiore di uno è indicativo perciò della superiorità del primo farmaco rispetto al secondo).

Il processo di selezione ha permesso di identificare 27 pubblicazioni, entrate nell’analisi finale, per complessivi 7.578 soggetti, 4.072 dei quali erano stati trattati con IMAO-B. I partecipanti restanti erano così distribuiti: 1.489 avevano assunto solo placebo, 1.457 placebo e levodopa, 333 placebo e agonisti della dopamina.

Dall’analisi dei dati raccolti è emerso che quando somministrati in monoterapia e valutati rispetto al placebo nel modello senza variabili esplicative (durata della malattia e dosaggio), i tre IMAO-B mostravano un’efficacia sostanzialmente equivalente, con effetti relativi di 1,560 (1,409-1,734) per rasagilina, 1,449 (0,873-2,413) per selegilina e 1,532 (1,337-1,757) per safinamide.

Differenze sensibili sono invece state registrate rispetto all’associazione placebo/levodopa quando le diverse molecole sono state somministrate in combinazione con levodopa: gli effetti relativi, erano infatti di 1,573 (1,369-1,803) per rasagilina, 1,178 (1,031-1,350) per selegilina, 2,307 (1,802-2,936) per safinamide e infine 1,397 (1,128-1,711) per entacapone (COMT-inibitore).

Secondo le conclusioni dell’analisi, pertanto, selegilina emerge come l’IMAO-B più efficace, quando somministrato in combinazione con levodopa. Il vantaggio si mantiene anche quando i risultati sono aggiustati in base alla durata di malattia.

Infine, la metanalisi mostra come l’utilizzo di un IMAO-B non comporta un aumento del rischio di SAE rispetto al placebo, né rispetto al trattamento congiunto placebo e levodopa o agonista della dopamina.

Riferimento bibliografico

Binde CD et al. Br J Clin Pharmacol 2018; 84: 1917–1927
Anastassia Zahova

Giornalista medico scientifico