DaT SPECT, un contributo importante alla diagnosi del Parkinson
Ribaditi i vantaggi dell’imaging in occasione della giornata mondiale dedicata alla malattia
Con una previsione di oltre 14 milioni di malati al 2040 rispetto ai circa 7 milioni del 2015, il Parkinson si conferma come una delle malattie neurodegenerative che registrano un costante aumento di prevalenza, un trend trainato, almeno nei paesi avanzati, dal costante invecchiamento della popolazione. Pur in assenza di una cura risolutiva, la diagnosi precoce e accurata rimane fondamentale per assicurare un accesso alle terapie disponibili, che consentono di ottimizzare la qualità della vita.
In questo contesto, acquista una particolare rilevanza, accanto alla valutazione clinica, l’imaging diagnostico, con tecnologie come la risonanza magnetica dell’encefalo e la tomografia computerizzata a emissione singola di fotoni del trasportatore della dopamina (DaT SPECT). Quest’ultima, in particolare, consente di rilevare la perdita delle terminazioni neuronali dopaminergiche in pazienti affetti da sindrome parkinsoniana clinicamente incerta. Secondo studi recenti, la DaT SPECT è decisiva nel cambiamento della diagnosi da parte dello specialista nel 31% dei pazienti con sindromi parkinsoniane incerte e nella gestione clinica del 54% dei pazienti.
In occasione della Giornata mondiale del Parkinson, GE HealthCare ha voluto ricordare il suo contributo allo sviluppo di questa metodica. Nel 2000, l’azienda è stata infatti la prima al mondo a sviluppare e commercializzare, attraverso la sua divisione Pharmaceutical Diagnostics (PDx), un farmaco per la diagnosi di Parkinson. Di questo farmaco sono state somministrate finora oltre un milione di dosi nel mondo. GE HealthCare ha sviluppato anche un software proprietario, denominato DatQuant, che consente di quantificare i dati generati per una migliore diagnosi anche in casi incerti.
Giangi Milesi, Presidente di Confederazione Parkinson Italia, in occasione della Giornata mondiale dedicata alla malattia, ha dichiarato:
se la diagnosi è precoce; se la cura è tempestiva e se il neurologo la disegna appositamente per noi; se un infermiere specializzato ci segnala le buone pratiche per risolvere i problemi e ci indirizza presso altri eventuali specialisti di cui possiamo avere bisogno; se evitiamo isolamento e solitudine partecipando alle attività sociali che fanno bene al corpo e all’anima; se combattiamo la malattia senza rifiutarla; se assumiamo i farmaci giusti, ecco, nella gran parte dei casi, la nostra vita può essere lunga e di qualità quanto la nostra normale aspettativa di vita. A tutto vantaggio nostro, dei nostri cari, caregiver per amore, e della società intera.”