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L’ipoacusia da rumore è associata a un maggior rischio di Parkinson

Alcune evidenze suggeriscono che la perdita dell’udito clinicamente diagnosticata aumenta il rischio di Parkinson di 1,5-1,6 volte in un follow-up di 2,5 anni. Tuttavia, i risultati non sono concordi.

Sul tema è tornato ora uno studio apparso sulla rivista “Parkinsonism & Related Disorders” condotto da Megan Rose Readman, dell’Università di Lancaster, e colleghi che hanno valutato se la riduzione dell’udito, stimata con un test del parlato nel rumore (Digit Triplet Test, DTT), sia un fattore di rischio per l’incidenza del Parkinson.

Si tratta di uno studio di coorte prospettico pre-registrato che utilizza i dati della UK Biobank. Sono stati analizzati i dati relativi a 159.395 persone sottoposte al test DTT e senza diagnosi di Parkinson al momento della valutazione. È stato condotto un modello di rischio proporzionale di Cox, controllando per età, sesso e livello di istruzione.

Durante un follow-up mediano di 14,24 anni, sono stati osservati 810 casi di Parkinson probabile. Il rischio di Parkinson incidente è aumentato con il deficit uditivo al basale (hazard ratio: 1,57; IC al 95%: 1,018-2,435; p= 0,041), indicando un aumento del rischio del 57% per ogni aumento di 10 dB della soglia di ricezione del parlato (SRT). Tuttavia, quando il deficit uditivo è stato classificato in base alle norme SRT della UK Biobank, né l’udito “insufficiente” né quello “scarso” hanno influenzato significativamente il rischio di Parkinson rispetto all’udito “normale”.

La congruenza di questi risultati con le ricerche precedenti supporta ulteriormente l’esistenza di una relazione tra i disturbi dell’udito e l’incidenza del Parkinson, supportando una causa neurologica comune.

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico