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PET alzheimer

Utilità della PET amiloide nelle fasi iniziali del declino cognitivo

La tomografia a emissione di positroni dell’Aβ-amiloide (PET amiloide) è una metodica che consente di valutare in vivo la deposizione di amiloide nel cervello di un soggetto, considerata un marcatore affidabile di malattia di Alzheimer. La PET amiloide ha quindi guadagnato consensi nella pratica clinica, ma ancora mancano dati rigorosi sulla sua reale utilità e sul rapporto costo/efficacia.

Per colmare questa lacuna, Daniele Altomare, dell’Università di Ginevra, in Svizzera, e colleghi, hanno condotto lo studio multicentrico, prospettico e randomizzato denominato AMYPAD-DPMS, ora pubblicato su “JAMA Neurology”.

Lo studio su soggetti con declino cognitivo e demenza con una PET eseguita in diversi momenti

I partecipanti sono stati assegnati a 3 gruppi, a seconda di quando è stata eseguita la PET amiloide:

  • braccio uno, all’inizio del workup diagnostico (entro un mese);
  • braccio due, in un periodo successivo del workup diagnostico (dopo una media di otto mesi);
  • braccio tre, a scelta del medico responsabile.

I partecipanti erano pazienti con declino cognitivo soggettivo plus (SCD+; SCD più caratteristiche cliniche che aumentano la probabilità di malattia di Alzheimer preclinica), decadimento cognitivo lieve (MCI) o demenza; la valutazione è stata fatta al basale e dopo tre mesi.

L’outcome principale dello studio era la differenza tra il braccio uno e il braccio due nella proporzione di partecipanti che ricevevano una diagnosi eziologica con una confidenza molto elevata (≥90%) dopo 3 mesi.

Sono stati selezionati 840 partecipanti (291 nel braccio uno, 271 nel braccio due, 278 nel braccio tre).

I dati delle visite al basale e a 3 mesi erano disponibili per 272 partecipanti al braccio uno e 260 al braccio due: l’età mediana era di 71 anni per entrambi i bracci; la percentuale di maschi era del 55% e del 52%, rispettivamente.

Dopo 3 mesi, il 40% dei soggetti del braccio uno avevano una diagnosi con fiducia molto alta contro l’11% del braccio due (p< 0,001). Questo dato era coerente tra i diversi stadi cognitivi (SCD+: 30% vs. 6%; p< 0,001; MCI: 42% vs. 9%; p< 0,001; demenza: 49% vs. 20%; p< 0,001).

Questi risultati – si legge nelle conclusioni degli autori – supportano l’implementazione della PET amiloide nelle fasi iniziali del workup diagnostico dei pazienti con disturbi della memoria.”

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico