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Ictus, l’influenza della lingua madre sull’outcome di malattia

Molti studi hanno indicato che dopo un ictus i messicani americani presentano outcomes peggiori rispetto ai bianchi non ispanici.

Uno studio decennale condotto dai ricercatori della Michigan University diretti da Lewis B. Morgenstern su 1.096 soggetti residenti a Corpus Christi nel Texas e da poco pubblicato su Neurology (1) indica che la lingua parlata dai messicani americani è legata a doppio filo con le modalità di recupero dall’ictus.

Lo studio ha evidenziato che a distanza di 3 mesi dall’evento ictale gli esiti nei messicani che parlavano soltanto spagnolo erano peggiori rispetto a quelli che parlavano solo inglese o erano bilingui.

La valutazione ha riguardato tre aspetti clinici: neurologico, funzionale e cognitivo (pensiero e memoria). In particolare sono state valutate coordinazione e forza muscolare, deficit dell’eloquio e del visus e capacità di svolgimento delle ADLs (activities of daily living) come ad es. fare la doccia o preparare i pasti.

Al momento dell’ictus i soggetti di madrelingua solo spagnola erano più anziani e con un livello di scolarità inferiore e hanno riportato punteggi neurologici peggiori; 170 parlavano solo spagnolo e 926 inglese o erano bilingui. Considerato che un punteggio compreso fra 5 e 14 indica un outcome di grado moderato, a 3 mesi dall’ictus chi parlava solo spagnolo ha riportato un punteggio medio di 7. Chi invece parlava inglese o era bilingue ha riportato un punteggio medio di 4, indicando una gravità lieve.

Peraltro nell’elaborazione del linguaggio essere bilingue è già un vantaggio cognitivo: uno studio pubblicato sul Journal of Neurolinguistics da ricercatori dell’Université de Montréal in Canada diretti da Ana Inés Ansaldo (2) ha indicato le superiori capacità cognitive dei bilingui nel selezionare le informazioni rilevanti e ignorare quelle che possono distrarre da un compito.

Fattori poco confondenti

Nello studio sui messicani americani, anche eliminando eventuali fattori confondenti come ad esempio ipertensione e diabete, il delta fra i punteggi è rimasto costante, anche se dal punto di vista metodologico manca una valutazione di confronto a lungo termine per il recupero delle ADLs e dei defict cognitivi e mnesici.

Un precedente studio degli stessi autori, sulla stessa comunità, aveva valutato se parlare l’una o l’altra lingua potesse influire sul tempo di richiesta e di attivazione dei soccorsi che, come noto, nell’ictus sono fondamentali ai fini dell’outcome, ma era risultata ininfluente (3).

La lingua parlata infatti non si associava a ritardi nell’arrivo dei soccorsi o nell’utilizzo delle stroke units e dei loro trattamenti.

Non solo messicani

I messicani USA non sono gli unici a dimostrare differenti funzionalità cerebrali legate al linguaggio capaci d’influenzare l’outcome di malattia.

Uno studio pubblicato su Neuroimage (4) su soggetti madrelingua arabi e tedeschi ha dimostrato differenze strutturali delle aree cerebrali connesse nell’elaborazione del linguaggio capaci d’influenzare il modello di pensiero.

Come è noto il linguaggio viene elaborato da un complesso network prevalentemente localizzato nell’emisfero sinistro. Aree cerebrali distinte sono associate all’elaborazione di particolari aspetti del linguaggio come la semantica, la sintassi e la fonemica.

Connessioni cerebrali diverse

L’apprendimento della lingua madre durante l’infanzia modella le connessioni cerebrali e ciò spiegherebbe perché diverse lingue madri influenzino non solo l’outcome dall’ictus, come indica lo studio di Neurology, ma anche il modus cogitandi con cambiamenti strutturali cerebrali che giustificano differenze cognitive funzionali.

Ad esempio, mentre in inglese c’è una sola parola per i colori dello spettro blu, in russo ci sono due parole distinte che distinguono tra blu chiaro e blu scuro. Di conseguenza i madrelingua russi sono più rapidi nei test per la discriminazione fra i due tipi di blu rispetto ai madrelingua inglesi che devono operare una scelta nella scelta.

Uno studio pubblicato su Human Brain Mapping (5) è andato oltre la funzionalità, evidenziando che inglesi e cinesi hanno una diversa densità di sostanza grigia e bianca nelle aree connesse all’elaborazione del linguaggio. E lo stesso accade confrontando la sostanza bianca cerebrale di madrelingua inglesi, tedeschi e cinesi.

Esempi opposti di elaborazione cerebrale per semantica e sintassi linguistica si osservano fra madrelingua arabi e tedeschi.

Il tedesco ha una struttura grammaticale/sintattica più complessa dell’arabo, mentre semanticamente l’arabo è più basato sulla pronuncia fonemica. A differenza del tedesco, le parole arabe spesso omettono le vocali brevi cosicché il significato e la pronuncia delle parole si basano sul contesto della frase.

Inoltre, la scrittura araba viene scritta e letta da destra a sinistra, mentre la scrittura tedesca è scritta da sinistra a destra.

Coerentemente, vari studi con risonanza magnetica indicano che nel tedesco si verifica una maggior attivazione delle regioni coinvolte nell’elaborazione sintattica e nell’arabo un maggior coinvolgimento delle regioni di elaborazione semantica.

Nello studio di Neuroimage i ricercatori hanno scelto queste lingue in virtù della loro netta differenza riguardo semantica e sintassi, confermando la maggior attivazione delle regioni coinvolte nell’elaborazione sintattica nel tedesco e il maggior coinvolgimento delle regioni di elaborazione semantica nell’arabo.

Connettomi diversi

Lo studio, condotto tramite risonanza magnetica di diffusione DWI, ha anche ricercato differenze basali strutturali fra tedeschi e arabi durante l’elaborazione di diverse task, in modo da verificare se i modelli basali di connessione cerebrale differissero a seconda della lingua madre, cercando differenze nei modelli di connessione.

In entrambi i gruppi si evidenziava un connettoma più fitto nell’emisfero sinistro, laddove cioè si verifica prevalentemente l’elaborazione del linguaggio.

I tedeschi mostrano connessioni più sviluppate tra le aree del linguaggio di ogni singolo emisfero rispetto ai madrelingua arabi che presentano interconnessioni più sviluppate fra i due emisferi.

I tedeschi hanno connessioni più sviluppate fra le aree coinvolte nell’elaborazione sintattica dell’emisfero sinistro, mentre le connessioni tra le regioni dell’elaborazione semantica erano maggiori nei madrelingua arabi.

La maggiore attivazione di entrambi gli emisferi potrebbe essere dovuta alla complessità semantica dell’arabo e al sistema di scrittura da destra a sinistra.

Bibliografia

  1. https://scienmag.com/is-the-language-you-speak-tied-to-outcome-after-stroke/
  2. https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/02687038.2020.1719970
  3. https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ana.23972
  4. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1053811923001015?via%3Dihub
  5. https://doi.org/10.1002/hbm.20832

 

Cesare Peccarisi

Responsabile della Comunicazione Scientifica della Società Italiana di Neurologia