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Pressione demenza

Ictus, l’impatto della riduzione aggressiva della PA nella prevenzione secondaria

Una terapia più intensiva per abbassare la pressione arteriosa potrebbe essere associata a un rischio ridotto di recidiva di ictus e di eventi cardiovascolari maggiori. È questa la conclusione di uno studio pubblicato sulla rivista “JAMA Neurology” da Chia-YU-Sung del Chang Gung Memorial Hospital Chiayi Branch, Puzi di Taiwan.

Si tratta di una metanalisi di dieci studi clinici randomizzati che hanno coinvolto complessivamente 40.710 pazienti (per il 34% donne di età media di 65 anni) con ictus o TIA. La durata media del follow-up era di 2,8 anni (range, 1-4 anni).

I risultati aggregati hanno mostrato che un trattamento più intensivo rispetto a uno meno intensivo era associato a un rischio ridotto di recidiva di ictus nei pazienti con ictus o TIA (rischio assoluto: 8,4% vs. 10,1%; RR: 0,83; IC al 95%: 0,78-0,88).

Inoltre, il modello di meta-regressione adottato ha mostrato che l’entità della riduzione differenziale di pressione sistolica e pressione diastolica era associata a un minor rischio di recidiva di ictus nei pazienti con ictus o TIA (per la pressione sistolica: pendenza di regressione, -0,06; IC al 95%: da -0,08 a -0,03; pressione diastolica: pendenza di regressione, -0,17; IC al 95%: da -0,26 a -0,08). Risultati simili sono stati riscontrati nell’associazione tra abbassamento differenziale della pressione arteriosa ed eventi cardiovascolari maggiori.

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico