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Alzheimer, nuove conferme sul ruolo protettivo della dieta mediterranea

Seguire una dieta sana, come quella mediterranea o come la dieta MIND (Mediterranean-Dash intervention for neurodegenerative delay) – ideata come ibridazione della dieta mediterranea con una dieta per abbassare il rischio di ipertensione – può essere associato a una minor rischio di insorgenza di malattia di Alzheimer diagnosticata post mortem e soprattutto a un minor carico di proteina beta-amiloide. È quanto si legge nelle conclusioni di un articolo apparso sulla rivista “Neurology” a prima firma di Puja Agarwal, del Rush University Medical Center di Chicago.

Sono stati inclusi in questo studio i partecipanti al Rush Memory and Aging Project, sottoposti ad autopsia, per i quali erano disponibili informazioni dietetiche complete (raccolte attraverso un questionario di frequenza alimentare validato) e dati sulla malattia di Alzhemier. I modelli di regressione lineare controllati per età al momento del decesso, sesso, istruzione, stato APO-ε4 e calorie totali sono stati utilizzati per indagare i modelli dietetici (dieta MIND e mediterranea) e i componenti della dieta associati all’Alzheimer. Un’ulteriore modifica dell’effetto è stata testata per lo stato APO-ε4 e il sesso.

Tra i partecipanti allo studio (N= 581, età alla morte: 91,0 ± 6,3 anni; età media alla prima valutazione della dieta: 84,2 ± 5,8; 73% donne; 6,8 ± 3,9 anni di follow-up) i modelli dietetici sono stati associati a una minore patologia globale di AD (MIND: β= -0,022, p=0,034, β standardizzato=-2,0; Mediterraneo: β =-0,007, p= 0,039, β standardizzato= -2,3) e in particolare a un minor carico di beta-amiloide (MIND: β= -0,068, p= 0,050, β standardizzato= -2,0; Mediterraneo: β= -0,040, p= 0,004, β standardizzato= -2,9).

I risultati si sono mantenuti quando sono stati ulteriormente aggiustati per l’attività fisica, il fumo e il carico di malattie vascolari. Le correlazioni sono state mantenute anche quando sono stati esclusi i partecipanti con decadimento cognitivo lieve o demenza al momento della valutazione della dieta al basale. I soggetti nel terzile più alto di assunzione di verdure a foglia verde presentavano una minore patologia globale di AD rispetto a quelli nel terzile più basso (terzile 3 vs. terzile 1: β= -0,115, p= 0,0038).

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico