Nuovi dati sull’eterogeneità clinica nella malattia di Parkinson
Gli schemi di deplezione della dopamina striatale nel cervello e le loro variazioni nella connettività con le reti corticali possono spiegare le differenze cliniche nella funzione cognitiva dei pazienti con malattia di Parkinson, secondo i risultati di uno studio pubblicato su “Neurology” da Seok Jong Chung dell’Università di Yonsei, in Corea del Sud, e colleghi.
Gli autori hanno coinvolto 240 pazienti con Parkinson di nuova diagnosi e naïve ai farmaci tra gennaio 2015 e aprile 2018. L’età media di insorgenza del parkinson era di 69,1 anni e la durata media della malattia era di 17,9 mesi. Utilizzando la tomografia a emissione di positroni 18F-FP-CIT e la risonanza magnetica a tensore di diffusione, sono state esaminate in particolare quattro regioni cerebrali (caudato, putamen anteriore e e due sottoregioni striatali sensomotorie), ottenendo punteggi compositi per ciascuna.
Un punteggio composito più alto del caudato (cioè, un’innervazione dopaminergica relativamente conservata nel caudato) è stato associato a una forte connettività strutturale in una singola sottorete che comprende il caudato sinistro e i giri frontali di sinistra. La perdita selettiva di dopamina nel caudato è stata associata a una forte connettività nella sottorete strutturale i cui nodi centrali erano il talamo bilaterale e l’insula sinistra, collegati al cingolo anteriore. Tuttavia, nessuna sottorete era correlata con i punteggi compositi di altri fattori della sottoregione striatale. La forza di connettività della rete con una correlazione positiva con il punteggio composito del caudato ha influenzato la funzione frontale/esecutiva direttamente o indirettamente attraverso la mediazione della deplezione di dopamina nel caudato.