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Una dieta pro-infiammatoria aumenta il rischio di demenza

Una dieta pro-infiammatoria è associata a un aumento del rischio di demenza incidente, secondo uno studio pubblicato online su “Neurology” da Sokratis Charisis, dell’Aiginition Hospital di Atene, in Grecia, e colleghi.

Si tratta di uno studio di coorte su soggetti che hanno partecipato all’Hellenic Longitudinal Investigation of Aging and Diet (HELIAD), reclutati tramite campionamento casuale della popolazione e seguiti per una media di tre anni. La diagnosi di demenza era basata su criteri clinici standard; i soggetti con demenza al basale e/o dati di follow-up cognitivi mancanti sono stati esclusi dalle analisi.

Il potenziale infiammatorio della dieta è stato valutato attraverso un punteggio DII che considera le associazioni, derivate dalla letteratura, di 45 parametri alimentari con i livelli di citochine pro e anti-infiammatorie nel sangue; valori più alti indicavano una dieta più pro-infiammatoria. Le frequenze di consumo degli alimenti sono state derivate da un questionario dettagliato e sono state standardizzate mediante i dati rappresentativi dell’assunzione alimentare da 11 paesi diversi. L’analisi dell’incidenza della demenza in funzione dei punteggi DII al basale è stata eseguita mediante modelli di Cox a rischio proporzionale.
Le analisi hanno incluso 1059 soggetti, con età media di 73,1 anni, per il 40,3% maschi, con istruzione media di 8,2 anni, 62 dei quali hanno sviluppato demenza incidente. Ogni unità aggiuntiva di DII era associata a un aumento del 21% del rischio di incidenza della demenza [HR=1,21; p=0,023].

Rispetto ai soggetti nel terzile DII più basso, quelli nel terzile più alto (potenziale massimo della dieta pro-infiammatoria) erano tre volte più propensi a sviluppare demenza incidente (p=0,014). Anche il test per la tendenza era significativo, indicando una potenziale relazione dose-risposta (p=0,014).

 

 

Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.