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calciatori traumi

Le malattie neurodegenerative tra i calciatori professionisti

Numerosi studi hanno evidenziato l’aumento di patologie neurologiche negli sportivi professionisti con una carriera negli sport di contatto. Tuttavia non è ancora chiaro se tale incremento sia correlato ai traumi cranici e ai ripetuti impatti della testa o ad altri fattori non ancora individuati.

In un nuovo studio apparso su “JAMA Neurology”, Emma Russell e colleghi dell’Università di Glasgow, nel Regno Unito, hanno indagato la questione su una coorte di 7676 adulti maschi ex giocatori professionisti di calcio, nati tra il 1900 e il 1977, messi a confronto con 23.028 controlli della popolazione generale.

Gli esiti clinici sono stati determinati raccogliendo i registri elettronici nazionali di salute mentale e quelli di ricovero ospedaliero o in regime ambulatoriale, prescrizioni e certificati di morte.

Dall’analisi sono emerse 386 diagnosi di malattia neurodegenerativa tra gli ex-giocatori di calcio (5,0%) e 366 nella popolazione abbinata (1,6%) corrispondenti a un hazard ratio [HR] di 3,66 (IC al 95%: 2,88-4,65; p<0,001). Rispetto al rischio tra gli individui di controllo della popolazione generale, il rischio di malattia neurodegenerativa era più alto per i difensori (HR: 4,98; IC al 95%: 3,18-7,79; p<0,001) e più basso per i portieri (HR: 1,83; IC al 95%: 0,93-3,60; p = 0,08).

Per quanto riguarda la durata della carriera, il rischio era più alto tra gli ex calciatori con una carriera professionale più lunga di 15 anni (HR: 5,20; IC: 3,17-8,51; p<0,001) ed è rimasto pressoché costante al variare dell’epoca di attività agonistica per tutti i giocatori nati tra il 1910 e il 1969.

Secondo le conclusioni degli autori, i diversi fattori determinanti l’aumentato rischio tra i giocatori di calcio andranno ulteriormente indagati, ma nel frattempo sarebbe raccomandabile elaborare delle strategie per ridurre i traumi cranici per tutti gli atleti.

Folco Claudi

Giornalista medico scientifico