COVID-19, uno studio italiano sulle alterazioni di olfatto e gusto
Uno studio italiano ha definito prevalenza intensità e tempistica del sintomo
I soggetti con infezione da nuovo coronavirus e lievemente sintomatici hanno spesso alterazioni dell’olfatto o del gusto. Questa associazione, segnalata in modo aneddotico più volte durante l’emergenza COVID-19, è stata analizzata più approfonditamente da Giacomo Spinato, dell’Università di Padova, e colleghi in termini di prevalenza, intensità e tempistica di insorgenza in un articolo pubblicato online sul “Journal of the American Medical Association”. Ai pazienti, contattati da cinque a sei giorni dopo l’esecuzione di un tampone rinofaringeo, è stato somministrato l’Acute Respiratory Tract Infection Questionnaire.
I ricercatori hanno scoperto che il 64,4% dei 202 pazienti che hanno completato l’indagine telefonica ha riferito di avere un’alterazione del senso dell’olfatto o del gusto, con un punteggio mediano di 4 (grave) al Sino-nasal Outcome Test-22. Circa un terzo (34,6 per cento) dei pazienti che hanno riportato un senso dell’olfatto o del gusto alterato ha anche riferito di avere il naso chiuso. Erano sintomi frequenti anche la stanchezza, la tosse secca o produttiva e la febbre (68,3%, 60,4% e 55,5%, rispettivamente).
L’insorgenza dell’alterazione dell’olfatto e del gusto si è verificata prima di altri sintomi, contemporaneamente ad altri sintomi, e dopo altri sintomi nell’11,9, 22,8 e 26,7 per cento dei pazienti, rispettivamente; il 3 per cento dei pazienti ha riferito un senso dell’olfatto o del gusto alterato come unico sintomo.
Da rilevare infine, le differenze di genere: un alterato senso dell’olfatto o del gusto era più comune tra le donne che tra gli uomini (72,4 contro 55,7 per cento).
“Se questi risultati fossero confermati, durante la pandemia di COVID-19 si dovrebbe prendere in considerazione l’opportunità di testare e isolare i pazienti in cui iniziano a manifestarsi alterazione del gusto o dell’olfatto”, scrivono gli autori.