COVID-19: l’impatto sui ricoveri per ictus e TIA in Danimarca
Confrontati i dati delle prime settimane lockdown con quelle degli anni passati
Durante le prime settimane di blocco nel pieno della pandemia COVID-19 del 2020, in Danimarca i tassi di ricovero per ictus ischemico e o per attacco ischemico transitorio (TIA) sono stati significativamente più bassi rispetto ai tassi riportati negli anni precedenti; al contrario, non sono state registrate differenze significative nei tassi di ammissione per ictus emorragico e nella mortalità, secondo i risultati di uno studio riportati su “Circulation” da Jawad Butt e colleghi dell’Ospedale Universitario di Copenhagen.
I ricercatori hanno condotto uno studio di coorte a livello nazionale per valutare i tassi di ammissione di ictus e TIA e la prognosi durante la pandemia COVID-19. I dati su tutti i cittadini danesi in un periodo compreso tra il 2 gennaio e l’8 maggio 2017-2019 sono stati confrontati con i dati tra il 2 gennaio e il 7 maggio 2020. Per ogni anno sono stati considerati i ricoveri prima e dopo la data del 13 marzo.
Nel triennio 2017-2019, in media, sono stati ricoverati con ictus o TIA 2862 pazienti, prima del 13 marzo e 2323 dopo quella data. Nel 2020, i ricoveri per gli stessi eventi cardiovascolari sono stati 2954 prima del 13 marzo e 2029 dopo quella data.
Notevoli le differenze tra i due periodi a seconda dei sottotipi di ictus. Mentre il tasso di ricovero per l’ictus emorragico era simile nel 2020 e nel 2017-2019, quelli per l’ictus ischemico e il TIA erano significativamente più bassi durante le prime settimane di lockdown.
Tra le limitazioni dello studio, si segnalano l’esclusione dei decessi fuori dall’ospedale, il basso numero di decessi, il follow-up limitato e la mancanza di dati sulla gravità dell’ictus.
“È rassicurante il fatto che questo rapporto abbia dimostrato come la mortalità tra i pazienti ricoverati con ictus, nel complesso e nei diversi sottotipi, non era significativamente più alta dopo il blocco rispetto agli anni precedenti – scrivono gli autori nello studio. – Questi dati non indicano che i pazienti presenti con ictus più gravi o che la riorganizzazione dei sistemi sanitari, che può aver influito sul ritardo del trattamento in ospedale, compreso il triage efficace e la rapida identificazione delle opzioni di trattamento, abbiano avuto un impatto sulla mortalità a brevissimo termine”.