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Ictus secondario

COVID-19, il rischio di ictus è maggiore rispetto all’influenza

Nuovi dati sul coronavirus confermano l’alta incidenza di casi

I pazienti con COVID-19 sembrano avere un rischio maggiore di ictus ischemico acuto rispetto ai pazienti con influenza: lo rivela uno studio retrospettivo di coorte, i cui risultati sono stati pubblicati online su “JAMA Neurology” da Alexander E. Merkler della Weill Cornell Medicine di New York City e colleghi.

Gli autori hanno confrontato il rischio di ictus ischemico tra 1.916 pazienti adulti con visite al pronto soccorso o ricoveri con COVID-19 tra il 4 marzo e il 2 maggio 2020 e 1.486 adulti con visite al pronto soccorso o ricoveri con influenza A/B tra il 1 gennaio 2016 e il 31 maggio 2018.

I dati mostrano che l’1,6% dei pazienti con COVID-19 ha avuto un ictus ischemico acuto. Tra i pazienti con ictus, l’età mediana era di 69 anni (range interquartile: 66-78 anni) e il 58% era costituito da pazienti di sesso maschile. In otto casi (26%), l’ictus era anche il motivo dell’accesso in ospedale.

I pazienti con influenza, invece, avevano un’età mediana di 62 anni (range interquartile: 42-78) ed erano per il 45% di sesso maschile. In questo caso il tasso di ictus ischemico acuto è stato limitato allo 0,2%. Da sottolineare che la probabilità di ictus era più alta con l’infezione da COVID-19 che con l’infezione da influenza anche dopo aggiustamento dei dati per fattori di confondimento quali età, sesso ed etnia di appartenenza (odds ratio: 7,6). L’associazione più forte tra ictus e COVID-19 è rimasta anche quando si è proceduto a un ulteriore aggiustamento per fattori di rischio vascolari, sintomatologia virale e ricovero in terapia intensiva.

“Sono necessari ulteriori studi per confermare questi risultati e per indagare i possibili meccanismi trombotici associati a COVID-19”, scrivono gli autori.

Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.