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paziente anziano con demenza

ASA a basso dosaggio non protegge dalla demenza

Analizzato il rischio di 19mila anziani che vivono in comunità

Nei soggetti anziani relativamente sani, l’assunzione di ASA a basso dosaggio non riduce il rischio di demenza, probabile malattia di Alzheimer o lieve deterioramento cognitivo. Lo rivela un nuovo studio pubblicato sulla rivista “Neurology” da Joanne Ryan, della Monash University di Melbourne, Australia, e colleghi.

Si tratta di uno studio in doppio cieco, controllato con placebo, sull’assunzione di ASA a basso dosaggio in soggetti ultrasettantenni che vivono in comunità. I partecipanti sono stati randomizzati in un rapporto di 1:1 a ricevere 100 mg di ASA o di placebo al giorno. Un totale di 19.114 partecipanti sono stati seguiti per un follow-up mediano di 4,7 anni; di questi, 964 avevano una sospetta demenza in base a valutazioni interne allo studio o all’anamnesi clinica, e perciò sono stati sottoposti a ulteriori valutazioni cognitive. I ricercatori hanno così identificato 575 casi di demenza; di questi, il 41% è stato classificato come malattia di Alzheimer clinicamente probabile.

Tra il braccio trattato con ASA e quello trattato con placebo, non è stata rilevata alcuna differenza significativa nel rischio per tutti i fattori scatenanti della demenza (hazard ratio [HR]: 1,03), probabile malattia di Alzheimer (HR: 0,96), o lieve deterioramento cognitivo (HR: 1,12). Nel corso del tempo, il cambiamento cognitivo è stato simile nei gruppi dell’aspirina e del placebo.

Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.