Identificare il declino cognitivo nella sclerosi multipla
La MEG a riposo può essere un utile strumento di diagnosi
Un rallentamento dell’attività neuronale nelle aree corticali temporoparietali e nel talamo è comune nei pazienti con sclerosi multipla. Misurare questa attività potrebbe pertanto essere un fattore che identifica il deterioramento cognitivo in questi pazienti: lo afferma un articolo pubblicato sul Multiple Sclerosis Journal da Deborah Schoonhoven e colleghi della facoltà di Medicina della Libera Università di Amsterdam, nei Paesi Bassi.
Gli autori hanno analizzato i dati di magnetoencefalografia, ottenuti su soggetti a riposo e a occhi chiusi, di 83 pazienti affetti da sclerosi multipla e 34 soggetti di sani, che costituivano il gruppo di controllo. I ricercatori hanno calcolato le frequenze di picco e la potenza relativa di sei bande di frequenza canoniche per le aree corticali (n = 78) e per le aree di materia grigia profonda (n = 10). Inoltre, hanno valutato l’associazione tra prestazioni cognitive e biomarcatori magnetoencefalografici in modelli di regressione lineare adattati per età, sesso e istruzione.
Un incremento di alfa 1 dell’intero cervello era associata in modo significativo a un’alterazione delle capacità cognitive. Inoltre, le misure specifiche di prestazione associate alla cognizione alterata includevano l’attenzione, la memoria di lavoro e la memoria verbale. Infine, l’aumento della potenza delle onde teta dell’intero cervello era associato a un peggioramento delle prestazioni cognitive e della memoria verbale. Gli investigatori hanno osservato un rallentamento oscillatorio diffuso nell’attività della sostanza grigia profonda, tuttavia il rallentamento più evidente è stato riscontrato nella regione del talamo.