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test saliva

Una strategia per combattere l’Alzheimer, partendo da un test della saliva

I livelli di proteina A-beta 42 nella saliva forniscono un test diagnostico precoce

L’Alzheimer potrebbe essere diagnosticato in una fase molto precoce e le sue manifestazioni possono essere contrastate con l’assunzione di FANS e seguendo una dieta ricca di antiossidanti, come la quercitina.

È quanto afferma sulla rivista Journal of Alzheimer’s Disease Patrick McGeer, a capo della azienda biotecnologica canadese Aurin Biotech. McGeer ha annunciato di aver sviluppato un semplice test in grado di diagnosticare la malattia di Alzheimer, basato sulla misurazione della concentrazione della proteina A-beta 42 nella saliva. 
Il tasso di produzione di A-beta 42 è quasi lo stesso nella maggior parte della popolazione, indipendentemente dal sesso e dall’età; i soggetti che hanno un livello di questa proteina da due a tre volte superiore alla norma sono destinati a sviluppare la malattia di Alzheimer. Questo perché l’A-beta 42 è insolubile e si deposita nel cervello, causando neuroinfiammazione.

Smentendo la credenza diffusa che l’A-beta 42 sia sintetizzata solo nel sistema nervoso centrale, il gruppo di McGeer ha dimostrato che il peptide è prodotto in tutti gli organi del corpo ed è secreto nella saliva dalla ghiandola sottomandibolare. Analizzando una piccola quantità di saliva, è perciò possibile prevedere se un individuo è destinato a sviluppare la malattia di Alzheimer. E questo fornisce la possibilità per mettere in atto misure preventive.

“Ciò che abbiamo appreso con la nostra ricerca è che le persone a rischio di sviluppare l’Alzheimer mostrano gli stessi livelli elevati di A-beta 42 delle persone che già sono malate, inoltre mostrano questi livelli elevati durante tutta la loro vita quindi, in teoria, la diagnosi può essere fatta in qualsiasi momento”, afferma McGeer.

“Sapendo che l’insorgenza della malattia di Alzheimer inizia a 65 anni, raccomandiamo che i test vengano eseguiti dieci anni prima: se i livelli di A-beta 42 sono elevati, allora è il momento iniziare ad assumere FANS ogni giorno per scongiurare la malattia”.

“Sfortunatamente – ha continuato McGeer la maggior parte degli studi clinici fino a oggi si è concentrata su pazienti con deficit cognitivi già da lievi a gravi e quando le opportunità terapeutiche in questo stadio tardivo della malattia sono minime; di conseguenza, tutti gli studi clinici per verificare se si potesse arrestare la progressione della malattia hanno fallito. La nostra scoperta è un punto di svolta.”

Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.