Più informazione sulla gravidanza per le donne con sclerosi multipla
Il desiderio di maternità delle giovani pazienti merita un approccio multidisciplinare
Sclerosi multipla e gravidanza: un tema che i neurologi sono spesso costretti ad affrontare, considerato che le donne in età fertile sono la categoria più colpita dalla malattia. Dopo anni di dibattito, una recente consensus pubblicata alla fine dello scorso anno su “Neurological Sciences”, da un panel dei maggiori esperti italiani di sclerosi multipla dimostra che molto si può fare per andare incontro ai desideri di maternità delle giovani pazienti. Ma occorre uno sforzo multidisciplinare, sottolinea la consensus, nata da un’iniziativa di Teva farmaceutici, denominata PRIMUS, anche e soprattutto perché le pazienti stesse abbiano una corretta informazione su possibilità e rischi di una gravidanza.
E molto c’è ancora da fare in questo senso: lo dimostra una recente indagine condotta da Teva su circa 1.000 pazienti con diagnosi di sclerosi multipla (SM) recidivante negli ultimi cinque anni di età compresa tra 25 e 35 anni che vivono nell’Unione Europea. Secondo i risultati, l’85% delle donne italiane affette da SM teme ancora di non poter avere figli, anche se le statistiche dicono che non esiste una correlazione della malattia con la fertilità. E tra queste intervistate più preoccupate, in Italia, quasi la metà ha anche paura di trasmettere la malattia ai figli, anche se la sclerosi multipla non è considerata una malattia ereditaria. Per colmare questa mancanza d’informazione e favorire un dialogo più approfondito fra le donne e i loro medici su questi temi, Teva ha avviato, a livello globale, una collaborazione con touchNeurology per sviluppare un Toolkit su sclerosi multipla e gravidanza.
“Una diagnosi di sclerosi multipla può far sorgere nella donna molte domande sui temi della contraccezione e della gravidanza”, ha spiegato Maria Pia Amato, Ordinario del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università degli Studi di Firenze, che ha partecipato al progetto PRIMUS. “Sappiamo che per la maggior parte delle donne con questa malattia non aumenta in generale il rischio di complicanze legate allo stato di gravidanza; le donne con SM hanno bisogno di avere accesso a informazioni di qualità e ricevere il supporto di operatori sanitari qualificati”.